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SULMONA – Il collegio del Tribunale di Sulmona ha annullato il decreto di rinvio a giudizio per 15 dei 18 imputati dell’inchiesta sulla banda di spacciatori che operava nel Centro Abruzzo. Davanti ai giudici è passata la linea degli avvocati, Alessandro Margiotta, Sonia Giallonardo e Gianluigi Amoroso, secondo i quale il decreto emesso dal Tribunale dell’Aquila non teneva conto delle generalità degli imputati. Tutto da rifare. Dal Palazzo di Giustizia del capoluogo, che era intervenuto nella fase preliminare dell’inchiesta con la direzione distrettuale antimafia, dovranno riformulare da capo tutte le imputazioni, fatta eccezione per tre dei 18 finiti davanti al giudice per i quali, con rito abbreviato, il gup aquilano, Marco Billi, ha comminato una pena complessiva di ben 36 anni e otto mesi di reclusione nelle scorse settimane. Si tratta di R.M. condannato a diciotto anni di carcere, S.A. che ha incassato dieci anni e G.J. a otto anni e otto mesi. Tutti di nazionalità estera. L’operazione Kanun aveva incastrato un gruppo di persone, tutte albanesi o kosovare, legate tra loro attraverso un sistema di relazioni che prevedeva una gestione comune dello spaccio, dei depositi in cui veniva nascosta la droga e degli investimenti da effettuare per acquistare e immettere sul mercato le sostanze stupefacenti. Area di interesse dell’organizzazione era quella compresa tra Popoli, Avezzano, Sulmona e Pratola Peligna. Nel 2015 cinque persone erano finite in carcere, tre ai domiciliari e altre quattro sottoposte all’obbligo di dimora. Diciotto le perquisizioni domiciliari eseguite tra Popoli, Pratola Peligna e Silvi. L’inchiesta aveva portato al sequestro di una discreta quantità di droga, 1 chilo e 300 grammi,  anche una pistola, manette e attrezzi da scasso. Tutto era partito dall’arresto di un uomo trovato in possesso di 40 grammi di droga, residente a Popoli. All’attivo aveva già una buona conoscenza con gli investigatori per reati legati alla droga. Controllando i tabulati telefonici i Carabinieri avevano scoperto una fitta rete di relazioni. Così si era partiti con accertamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio dalle intercettazioni erano stati “estratti” i codici che i diciotto usavano per comunicare tra di loro. Per tre di loro la giustizia ha fatto il suo corso. Per tutti gli altri c’è da aspettare perchè il rinvio a giudizio è da considerarsi nullo. Tutto da rifare. Incredibile ma vero.

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