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SULMONA – Avrebbe subito umiliazioni, a detta della madre, nel corso di una perquisizione personale. Protagonista della  delicata vicenda è un ragazzo sulmonese. Una storia dai contorni importanti se venisse confermata in tutti i suoi particolari, finita al vaglio della Magistratura, che dovrà fare luce su quanto denunciato dalla donna, dopo la formale denuncia-querela, depositata nei giorni scorsi presso la Procura della Repubblica di Sulmona.  Il riferimento è alla perquisizione personale e al controllo anti droga svolto lo scorso 14 febbraio in città. Il minore di tredici anni sarebbe stato fermato da una pattuglia della Polizia di Stato nei pressi della centrale piazza Garibaldi dove si trovava assieme a un gruppo di amici, nell’ambito dei controlli anti Covid e anti droga, per verificare il rispetto delle misure anti contagio e debellare il fenomeno dello spaccio sul territorio. Dopo i primi accertamenti sul posto da parte degli operanti, il ragazzo è stato condotto presso il Commissariato Ps di Sulmona. Qui, ai fini di un ulteriore e approfondito controllo, “sarebbe stato invitato a spogliarsi per poter procedere alla perquisizione che avrebbe dato esito negativo e nello stesso tempo, a flettersi per intraprendere esercizi di flessioni e piegamenti con tutto il corpo”, alla presenza del fratello maggiore. “Una procedura che ha portato a una destabilizzazione di mio figlio. Ha infatti aumentato a dismisura il mangiare e si è chiuso in un mutismo. Non esce di casa e mi trovo costretta a interpellare anche specialisti della materia. Gli ufficiali di Polizia erano stati resi edotti delle problematiche di mio figlio ma hanno ritenuto di procedere”- denuncia la madre del 13 enne che ha chiesto alla magistratura di accertare eventuali responsabilità  riguardo l’attività di perquisizione, in ordine alla correttezza e alla legittimità delle procedure adottate, definite dalla querelante inumane e contrarie ai principi della Costituzione. Secondo la Polizia, stando a quanto riferito al legale dagli operatori all’atto della perquisizione, non ci sarebbero irregolarità dal punto di vista giuridico né si configurerebbe alcun abuso . La famiglia però ha deciso di andare a fondo ed ora l’ultima parola spetta ai magistrati.

Andrea D’Aurelio

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