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SULMONA – Si allarga l’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Sulmona e dai Carabinieri Forestali sul rogo bis del Morrone. Ad una settimana esatta da quelle fiamme, che hanno rievocato il disastro di sei anni fa, gli organi inquirenti stanno esaminando le immagini delle fototrappole collocate in alcuni sentieri della sacra montagna per ricostruire tutti i passaggi di auto o persone. Ma c’è di più. Le indagini, come da prassi, si estendono anche sulle celle telefoniche agganciate nel perimetro del Morrone per raccogliere quanti più indizi possibile al fine di costruire, si spera, un quadro probatorio. Qualche sospetto ci sarebbe in ordine al profilo del “piromane di quartiere”, un soggetto che non avrebbe una mente criminale arguta poichè potrebbe aver originato il rogo con qualche fiammifero o accendino. Nessuno innesco è stato recuperato all’esito di ulteriori sopralluoghi. Per cui risultano infondate le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi. Sono oltre 600 gli ettari di bosco distrutti nella “fase due” dell’incendio. Complessivamente sono stati impiegati, nell’ultima settimana, un elicottero, due mini canadair, due canadair, 80 squadre da terra tra Protezione Civile, Vigili del Fuoco e Parco Nazionale. La situazione appare assestata ai fronti esistenti anche se non cessa l’allerta soprattutto per le temperature e il vento che, negli ultimi giorni, ha alimentato la brace presente nelle zone sensibili interessata dal rogo, soprattutto sul Colle delle Vacche. La speranza è che nel fine settimana arrivi una pioggia ristoratrice per spegnere le fiamme ancora vive nel sottobosco.

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