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Doveva essere pronta prima per la fine dell’anno, poi perentoriamente entro febbraio ed ora entro il mese di giugno. Non trova pace il De Nino-Morandi di Sulmona che resta in attesa dei lavori di adeguamento sismico dopo l’inchiesta avviata, ormai otto anni fa, dalla magistratura aquilana che portò alla chiusura del plesso e al trasferimento della popolazione scolastica. Nonostante l’ultimatum lanciato nei mesi scorsi dalla Provincia dell’Aquila al Provveditorato delle Opere Pubbliche, soggetto attuatore per l’esecuzione degli interventi, la gara non è stata ancora pubblicata. L’ennesimo rinvio è stato comunicato proprio in queste ore. Ne consegue che si è arrivati al termine di un altro anno scolastico senza risvolti concreti per la sede di via D’Andrea incappata nella morsa della burocrazia. Cinque anni trascorsi da quel giugno 2017, da quando l’amministrazione provinciale dell’era De Crescentiis firmò la convenzione con il Provveditorato, cambiando il soggetto attuatore. Un lungo iter che ha portato alla revisione e approvazione del progetto esecutivo, ma non ancora all’appalto dei lavori che si dovranno eseguire verosimilmente in due lotti per via della copertura economica. Intanto non sembrano emergere novità sul rientro a Sulmona del biennio, come si era prospettato o dell’intera popolazione scolastica in una sede alternativa, come pure era venuto fuori. Dall’ultimatum sulle carte da ritirare si è tornati all’assordante silenzio. L’unica cosa che sembra muoversi è l’erba che ha trovato casa nella sede storica, unitamente al degrado. Bisogna armarsi di pazienti anche se la rassegnazione sembra prendere il sopravvento, fermo restando l’urgenza di ripensare il ruolo e la vocazione del sistema scolastico. A tal proposito un tavolo tecnico era stato chiesto a suo tempo dalla Dirigenza Scolastico. Nemmeno quello convocato e preso a cuore dalle istituzioni.

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