SULMONA – Lui, un 58 enne di Castel Di Sangro residente ad Introdacqua, era accusato di aver istruito il figlio minorenne (all’epoca dei fatti) alla visione di materiale pornografico sul pc di casa mentre a lei veniva contestata la mancata sorveglianza, di aver perso cioè il controllo della situazione e di non essersi accorta cosa accadeva in sua assenza. Per entrambi, ex conviventi, è arrivata l’altro giorno la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che conferma il provvedimento di non luogo a procedere, emesso il 24 settembre 2020 dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona . Prosciolti all’epoca e assolti lo scorso 6 febbraio, nonostante l’impugnazione della sentenza da parte della Procura della Repubblica di piazza Capograssi. Il castello accusatorio è stato pienamente destituito. Si tratta del terzo filone di un’ inchiesta delicata che vede coinvolte complessivamente tre persone: i due genitori separati ed ex conviventi e un giovanissimo che all’epoca dei fatti aveva solo nove anni. Due procedimenti, il primo per abusi sessuali e l’altro per maltrattamenti con l’aggravante dell’uso dell’arma, sono stati archiviati dal Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi. L’unico indagato, per entrambi i reati, era il padre che è uscito scagionato dalle pesanti accuse. Era stato il Gip a rispedire le carte alla Procura nel momento in cui, esaminando gli atti dell’inchiesta, sarebbe emerso che l’uomo avrebbe istruito il figlio minore ad assistere alla visione di materiale pornografico. Nel corso delle verifiche portate avanti dalla Polizia sarebbero stati trovati foto e filmati che ritraevano minorenni senza veli, sul computer di casa. Computer che, secondo gli investigatori, era nella disponibilità di entrambi i genitori e dello stesso figlio che all’epoca dei fatti aveva 9 anni. Nei due gradi di giudizio per la donna, B.M., difesa dall’avvocato Maria Grazia Lepore, è caduta l’imputazione della negligenza perchè è stato accertato che la sorveglianza sulla condotta del minore non sarebbe mai mancata. Per l’uomo, P.D.C., assistito dai legali Alessandro Margiotta e Catia Puglielli, decisiva è stata la perizia venuta fuori nell’altro procedimento penale che ha fatto emergere l’inattendibilità delle dichiarazioni del ragazzo. Inoltre il giovane, nell’ambito di un processo che vedeva imputato il padre per lesioni, aveva recentemente ritrattato la dichiarazione fornita all’epoca dei fatti. Non era stato investito ma voleva solo attirare le attenzioni della figura paterna. Tra i due si è ristabilito un rapporto pressocchè normale e civile. Ora vivono insieme. Una vicenda che sovverte il paradigma che si era delineato nelle iniziali fasi della delicata storia familiare.