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SULMONA – Una storia che si chiuderà non solo per l’assenza di qualsivoglia correlazione ma perché il vaccino è previsto dalla linee guida. Così dall’ospedale di Sulmona intervengono sull’inchiesta aperta dalla Procura di piazza Capograssi per la morte fetale in gravidanza. La magistratura ipotizza omicidio colposo e interruzione colposa di gravidanza per i due medici finiti sotto inchiesta. Ma dal nosocomio chiariscono che “la pertosse è un’infezione batterica acuta delle vie respiratorie, causata dal batterio Bordetella pertussis. In Europa nel 2017 sono stati segnalati oltre 42.242 casi di pertosse nei Paesi Europei. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2017 sono stati notificati 964 casi di pertosse, in linea con l’anno precedente (2016) ma il doppio rispetto al triennio precedente (2013-2015). Purtroppo ancora oggi si registra una scarsa percezione della diffusione della pertosse sia nella popolazione che da parte degli operatori sanitari, dei pediatri di famiglia e dei medici di medicina generale (AOGOI).
La pertosse può colpire individui di tutte le età, ma se negli adulti decorre generalmente in modo pauci-sintomatico, nel bambino di età <1 anno, in particolare nei primi 6 mesi di vita, possono comparire complicanze gravi, quali polmonite (la più frequente, con un’incidenza del 10% dei casi) crisi convulsive, encefalopatia (la più temibile, con elevata mortalità), apnee, con la possibilità di danni permanenti neurologici”. Secondo i sanitari “l’introduzione del vaccino (cellulare nel 1961 e acellulare nel 1995) e l’offerta gratuita dello stesso in tutte le regioni italiane a partire dal 2002, hanno ridotto drasticamente i tassi di incidenza, che hanno raggiunto valori inferiori a 5 casi /100.000 abitanti. Inoltre, se in epoca pre-vaccinale si ammalavano più facilmente i bambini, dopo l’introduzione del vaccino la principale fonte di infezione è diventata la popolazione dei giovani adulti, non vaccinati, o che non si sono sottoposti al richiamo. Questo ha avuto come conseguenza una maggiore vulnerabilità dei bambini più piccoli (nel primo anno di vita e prima del completamento del ciclo vaccinale), che possono ammalare di una forma più grave. Nel corso della gravidanza sono raccomandate le vaccinazioni contro difterite, tetano, pertosse (dTpa) e influenza (se la gestazione si verifica nel corso di una stagione influenzale), che devono essere ripetute ad ogni gravidanza. Di grande rilievo è la vaccinazione dTpa (Triaxis) da effettuare ad ogni gravidanza, anche se la donna sia già stata vaccinata o sia in regola con i richiami decennali o abbia avuto la pertosse. Infatti, la pertosse contratta dal neonato nei primi mesi di vita può essere molto grave o persino mortale e la fonte di infezione è frequentemente la madre. Il periodo raccomandato per effettuare la vaccinazione è dalla 27a alla 36a settimana di gestazione, al fine di consentire alla gestante la produzione di anticorpi sufficienti e il conseguente passaggio transplacentare. Insomma, sempre secondo i medici dell’ospedale, nessuna imperizia si configurerebbe anche sull’arco temporale di inoculazione. “La Pandemia da Covid-19 ci ha insegnato che la Scienza, attraverso i vaccini, salverà il mondo, poiché è la prevenzione primaria, che ha concesso al genere umano una aspettativa di vita di oltre 100 anni, non dimentichiamolo mai”- concludono dal nosocomio

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