Il fatto non sussiste. Con questa formula il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, ha disposto l’archiviazione del procedimento penale a carico dei due medici indagati per la morte fetale dopo il vaccino. Si tratta del ginecologo G.D.L. e del medico vaccinatore A.C. La storia vede protagonista una 33 enne di Pratola Peligna che, tramite il suo avvocato, Vincenzo Margiotta, il primo luglio 2021, all’ottavo mese di gravidanza, aveva perso la bimba che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo la somministrazione del vaccino trivalente. La donna aveva presentato una denuncia e aveva chiesto al giudice di “acquisire rapporto vaccini Aifa 2021 ed incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere una perizia specifica al fine di accertare l’eventuale legame tra il parto prematuro e l’infiammazione delle membrane fetali accertate in sede di esame necrologico sulla placenta”. E ancora se con una cura antibiotica la morte si sarebbe potuta evitare ed in che termini. La Procura, al contrario, aveva chiesto l’archiviazione per i due medici indagati, sulla scorta di quanto relazionato dai periti di parte, secondo i quali il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore avrebbe eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida. Il Pm aveva pure evidenziato che “non esistono controindicazioni all’utilizzo del booster anche all’ottavo mese di gravidanza, in quanto lo stesso è composto “dagli stessi tossoidi per tetano, difterite e pertosse”. Il giudice ha accolto le richieste del pm e ha scritto la parola fine sulla vicenda. Nell’ordinanza la De Marco ha rilevato che “il dato statistico non inibisce affatto la somministrazione di tale farmaco alle donne in stato di gravidanza , che è anzi ritenuta consigliabile dalle più moderne prassi mediche”. Gli indagati sono stati difesi dagli avvocati Carla Trafficante e Francesco Zurlo.