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SULMONA. Perse la bimba all’ottavo mese di gravidanza e chiede il risarcimento alla Asl. Si apre la fase due della delicata vicenda giudiziaria che vede protagonista una 33enne straniera, residente a Pratola Peligna. Dopo la decisione del gip del Tribunale di Sulmona, che lo scorso 9 maggio aveva scagionato due medici, la donna ha deciso di intraprendere anche il giudizio civile, citando la Asl, chiedendo ad un altro giudice di condannare l’azienda sanitaria al risarcimento. Il tutto tramite l’avvocato, Vincenzo Margiotta. Infatti risalgono al primo luglio 2021 quando, all’ottavo mese di gravidanza, aveva perso la bimba che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo la somministrazione del vaccino trivalente. La donna aveva presentato una denuncia e aveva chiesto al giudice di “acquisire rapporto vaccini Aifa 2021 ed incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere una perizia specifica al fine di accertare l’eventuale legame tra il parto prematuro e l’infiammazione delle membrane fetali accertate in sede di esame necrologico sulla placenta”. E ancora se con una cura antibiotica la morte si sarebbe potuta evitare ed in che termini. La Procura, al contrario, aveva chiesto l’archiviazione per i due medici indagati, sulla scorta di quanto relazionato dai periti di parte, secondo i quali il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore avrebbe eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida. Il Pm aveva pure evidenziato che “non esistono controindicazioni all’utilizzo del booster anche all’ottavo mese di gravidanza, in quanto lo stesso è composto “dagli stessi tossoidi per tetano, difterite e pertosse”.  Si apre ora il processo civile che ha un’altra natura

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