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TERAMO – Secondo la famiglia in carcere non ci doveva proprio entrare ma per la magistratura il decesso è da ricondurre a cause naturali. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Teramo, competente territorialmente, ha archiviato il procedimento penale per la morte di Mariano Di Rocco, 56 enne sulmonese, trovato senza vita il 4 ottobre 2020, dietro le sbarre del penitenziario di Castrogno dove si trovava recluso. Il Gip ha scritto la parola fine sulla vicenda che era stata portata all’attenzione della Procura della Repubblica dalla madre del 56 enne tramite una denuncia contro ignoti. Secondo i familiari Di Rocco aveva un quadro clinico incompatibile con il sistema carcerario tant’è che i suoi legali, Stefano Michelangelo e Paolo Vecchioli (che ha assistito la famiglia nell’inchiesta teramana) avevano depositato due istanze di scarcerazione ai Tribunali di Sorveglianza dell’Aquila e di Pescara, rimaste entrambe inevase. La richiesta era quella di riportare in detenzione domiciliare il 56 enne per via del quadro clinico “grave e disperato”. Di Rocco doveva scontare due anni e undici mesi di reclusione per cumulo di pene e sarebbe tornato in libertà nel febbraio 2021. Dietro le sbarre ci era finito per tradito il “patto” dell’affidamento in prova, ovvero per aver perso il bus che dall’Aquila lo avrebbe riportato in detenzione a Sulmona. Dalle operazioni peritali e dalle risultanze dell’autopsia è venuto fuori che il decesso è da ascrivere a cause naturali. Nel corso delle indagini preliminari non sono emersi profili ed elementi di responsabilità in relazione alla morte e alla denunciata incompatibilità con il carcere. Da qui l’archiviazione del procedimento penale. Non è stato e non sarà archiviato il dolore per una vicenda che aprì non pochi scenari, tenendo che Di Rocco, alla fine, ha pagato la pena più alta.

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