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PACENTRO – Trasparenza e chiarezza con i consiglieri comunali e i cittadini. Lo chiede il gruppo di Direzione Pacentro al primo cittadino del paese, Guido Angelilli, riguardo l’inchiesta sui rimborsi spesa che ha portato la Procura della Repubblica ad archiviare il caso sul fronte penale e la Corte dei Conti a condannare il sindaco a risarcire 10 mila euro alle casse dell’ente. La minoranza aveva depositato un’interrogazione al riguardo ma non si ritiene soddisfatta della risposta del primo cittadino che aveva a sua volta ricordato che gli atti sono consultabili nelle sedi opportune come previsto dalla legge. Di seguito la nota:

“Al fine di fornire alla comunità pacentrana un contributo di chiarezza, in merito alla sentenza di condanna emessa dalla Corte dei Conti di L’Aquila, nei confronti del Sindaco di Pacentro e di una impiegata comunale, in datata 26 ottobre scorso il sottoscritto ha presentato al Sig. Sindaco e per conoscenza a
tutti i consiglieri, una interrogazione in merito alla vicenda, che testualmente si riporta: ”In data 11 ottobre scorso le testate giornalistiche locali e regionali ed emittenti private, hanno dato ampio risalto alla sentenza di condanna emessa dalla Corte dei Conti di L’Aquila, nei confronti del Sindaco Guido Angelilli e
di un funzionario del nostro Comune, poiché secondo i Giudici contabili Angelilli non aveva diritto a tutti i rimborsi ricevuti nel corso della sua attività amministrativa. Nella stessa giornata il Sindaco dichiarava pubblicamente che per i stessi fatti la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona, non aveva ravvisato elementi di reità, pertanto il procedimento penale istaurato nei suoi confronti veniva archiviato. Aggiungeva, inoltre, che la condanna della Corte dei Conti scaturiva da una interpretazione
assolutamente restrittiva dell’art.84 del Tuel, non affatto condivisibile e pertanto proponeva ricorso.
Considerato l’eco mediatico della vicenda in questione, certamente non lusinghiera per il nostro Comune, tenuto conto della definizione del procedimento penale con l’archiviazione e di quello amministrativo con la pubblicazione della sentenza, quindi procedimenti non più sottoposti a vincoli istruttori, riteniamo come rappresentanti della minoranza, al fine di conoscere i fatti che sono stati oggetto di accertamento, che il Sindaco metta a disposizione del Consiglio Comunale gli atti giudiziari a lui notificati (Avviso
di Garanzia, Conclusione delle Indagini Preliminari e Decreto di Archiviazione), nonchè copia della Sentenza della Corte dei Conti. Siamo certi che tale disponibilità, oltre a manifestare una operazione di trasparenza per la comunità, consentirebbe al Sindaco di affermare la liceità del suo comportamento, come da lui stesso dichiarato.”” La risposta, pervenuta in data 11.11.2022, non ha fatto altro che offuscare ulteriormente l’intrigata vicenda. In essa viene esplicitato testualmente:” il comportamento del Sindaco è già stato oggetto di esame da parte del Procuratore della Repubblica di Sulmona e dal GIP presso lo stesso Tribunale, i quali rispettivamente hanno chiesto e disposto l’archiviazione del contesto
perché il fatto non costituisce reato. Quanto agli atti richiesti, com’è noto, sono già pubblici e disponibili nei modi e nei termini previsti dalla legge”. In sostanza non viene data alcuna risposta in termini di conoscenza dei fatti oggetto di accertamento sia penale che amministrativo. Da considerare, inoltre,
che la stessa sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” non è un’ampia sentenza di assoluzione quale poteva essere la formula “perché il fatto non sussiste”. Pertanto, lo stesso provvedimento di archiviazione dell’A.G. di Sulmona poteva essere legittimamente oggetto di opposizione, a tutela della parte lesa. Ma credo che l’opposizione a tale provvedimento, che
doveva essere prodotta entro 20 giorni, poteva essere avanzata solo dal legale rappresentante del Comune che si identifica nella persona del Sindaco o, in alternativa, dal segretario comunale. Di cosa parliamo….!!! Voglio ricordare che lo stesso primo cittadino quando militava nelle file dell’opposizione si ergeva con il suo gruppo a paladino della legalità e della trasparenza denunciando, giustamente, qualsiasi comportamento della maggioranza che riteneva reprensibile. Senza considerare poi il dileggio
dell’avversario, attraverso “La Scurdele”, fatto passare per satira politica. Ma la cosa ancora più sorprendente è che anche i consiglieri di maggioranza non sentano il bisogno, dettato dalla propria morale, ad invitare il Sindaco a chiarire pubblicamente con i cittadini pacentrani l’incresciosa vicenda, non attraverso i suoi soliti monologhi, ma mettendo a disposizione gli atti come richiesto
nell’interrogazione, atteso che i fatti in contestazione sono scaturiti dall’esercizio delle funzioni di Sindaco.
Se non altro, per opportunità politica…!!! In conclusione caro sindaco, non devo essere io ad acquisire gli atti, ma è Lei che aveva l’obbligo morale di metterli a disposizione dell’intero consiglio comunale, prima della scadenza dei termini per consentire di proporre una eventuale opposizione. Solo così poteva dissipare qualsiasi ombra sul suo comportamento, già censurato dalla Corte dei Conti. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di conoscere”

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