SULMONA – La formale diffida non ha portato alla rivisitazione del progetto, espressamente richiesta dalla stazione appaltante ai fini dell’interesse pubblico. Per questo la Asl è stata costretta ad affidare un incarico per procedere alla modifica d’ufficio, riservandosi di adire le vie legali per il risarcimento del danno. Assume risvolti emblematici la vicenda della risonanza magnetica per l’ospedale di Sulmona che resta ancora in magazzino. A più di due anni dal taglio del nastro del nuovo corpo ospedaliero, il famigerato e super macchinario di ultima generazione, non entra nella stanza adibita perché la stessa risulta ancora grezza, ovvero necessita di lavori per l’adeguamento degli spazi. Un paradosso bello e buono in tempo di pandemia che non rende giustizia ai proclami elettorali e agli impegni profusi per dotare l’ospedale cittadino dell’importante strumentazione. Con deliberazione del Direttore Generale, Roberto Testa, è stato rilevato che “l’affidatario ha presentato un progetto difforme in termini sia di costi globali sia di lavori, pari a 276.691,58 euro” . Da qui la richiesta di rivisitazione del progetto seguita da una diffida a provvedere alla modifica dello stesso. L’affidatario si è rifiutato ad adempiere a quanto richiesto dall’azienda per cui è stato dichiarato risolto il contratto, con la riserva di un’azione legale per “il grave nocumento arrecato alla Asl”. A questo punto, dopo la contestazione delle fatture addebitate, l’azienda ha dato incarico al Rup per provvedere a modificare d’ufficio il progetto o a predisporne l’affidamento per acquisirne un altro. “L’adeguamento dei locali del presidio ospedaliero di Sulmona, per l’installazione di una risonanza magnetica, rappresenta un obiettivo strategico aziendale, finalizzato a dare un’offerta sanitaria pubblica oggi non presente sul territorio”- si legge nell’atto. Un’attestazione-ammissione quella della Asl che si spera servirà per dare nuovo impulso alle procedure. Per l’utenza infatti il risultato non cambia. Dopo oltre due anni chi si deve sottoporre alla prestazione sanitaria, è costretto a spostarsi presso altro nosocomio. Una triste realtà alla faccia dei meriti e delle rivendicazioni che, al momento, non trovano riscontri concreti.
Andrea D’Aurelio