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Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi si ritiene soddisfatto della partecipazione dei cittadini allo screening di massa conclusosi nel capoluogo: 23 mila persone si sono sottoposte al tampone su 25mila previsti, con l’esito di 54 positivi e 15 dubbi. Ben 39 le postazioni fisse attivate in maniera alterna e a scaglioni, a seconda della disponibilità del personale e 2 le cliniche mobili noleggiate che hanno consentito di raggiungere anche le frazioni più impervie dell’ampio territorio comunale.

Il personale comunale è stato in prima linea nella logistica, nell’organizzazione, passando per la comunicazione, il sistema informatico e il supporto amministrativo. 364 le risorse umane impiegate di cui 234 sanitari e 130 tra dipendenti comunali, delle societs partecipate, Abruzzo Engineering e Usra. “È stato un dispiegamento di forze, uomini e mezzi incredibile”, commenta il primo cittadino “una sfida che la città ha affrontato con compostezza e diligenza: così come accaduto per l’imponente opera di ricostruzione post sisma anche in questa pandemia L’Aquila è stata capace di assurgere a laboratorio per l’intero Paese, luogo di sperimentazione di prassi e protocolli che sono certo saranno presi ad esempio anche per le altre realtà italiane che saranno chiamate ad operare screening massivi sulla popolazione per circoscrivere il contagio da coronavirus”.

I 7500 tamponi che sono rimasti, ha annunciato Biondi, saranno usati per il personale della scuola e per i parenti dei degenti delle case di cura.

Il sindaco, però, non perde occasione per rispondere alle polemiche di questi giorni.

A proposito del mancato coinvolgimento delle associazioni di volontariato,i afferma: “Il volontariato interviene secondo il principio di sussidiarietà nel momento in cui il pubblico non riesce a fare determinate cose che è deputato a fare. Avevamo chiesto al volontariato di fare attività di accettazione e refertazione, mansioni che si possono fare tranquillamente pur non essendo sanitari, in ossequio al manuale che avevamo diffuso a tutte le linee di somministrazione”.

“Un’organizzazione che, sostanzialmente, sarebbe ricaduta soltanto sulle spalle del Comune, snocciolando tutti i numeri degli interventi, del personale impiegato e dei volontari”, afferma. “Di ASL si è vista solo quella di Teramo con Maurizio Brucchi con il sindaco e neanche la Cgil che ha accusato solo chi fa politica sostenendo che gli unici argomenti tirati fuori nel dibattito sono stati i buoni pasto per i dipendenti in smart working e il personale del comune impiegato nello screening, secondo loro, a maneggiare sostanze pericolose. Ad ogni modo il gradimento delle persone c’è stato rispetto a questa operazione che però non mette al sicuro. Servono comportamenti corretti e di coscienza, non è insomma un liberi tutti per chi ha fatto questo tampone”.

 

 

 

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