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La Deputata Stefania Pezzopane interviene sulla problematica dei servizi nel centro storico dell’Aquila, dopo aver incontrato cittadini del centro storico.                                                                                                                                    “Rientro in centro storico è priorità, vita ed identità. Basta perdere tempo, allacci provvisori e concertazione con enti. Sono contattata da un sempre crescente numero di cittadini che hanno completato i lavori e che vorrebbero “riabitare il centro storico” – come nei nostri auspici – rientrando nelle loro abitazioni e che non possono per la mancanza dei servizi. Ascoltarli scatena in me una grande rabbia , perché non si doveva arrivare a questa situazione. Ascoltarli e leggere sulla stampa locale le loro rimostranze, dovrebbe immediatamente produrre una reazione propositiva del Comune e non la consueta chiusura a riccio.
-I servizi, come acqua e fogna, sono stati sempre erogabili per la vecchia rete che è rimasta attiva, l’Enel ha sempre garantito l’erogazione di energia elettrica mentre per il gas – dove è stata completamente innovata la rete urbana rendendola moderna e sicura – si è sempre trovata una soluzione concreta.

I ritardi che si stanno accumulando nella realizzazione dello smart tunnel, l’aver abbandonato tutti tavoli di concertazione e soluzione, è un prezzo che stanno ingiustamente pagando le persone e la città nel suo insieme.
Il Sindaco, dopo essersi pavoneggiato di fronte all’Italia proprio sullo smart tunnel, ha di recente invece ironizzato sull’utilità della infrastruttura gettando, come al suo solito, le responsabilità sulla amministrazione di Massimo Cialente, nonostante siano ormai trascorsi quasi quattro anni dal suo insediamento. In tv ha affermato di avere avuto una “Ferrari senza benzina”. Effettivamente gli è stata consegnata una Ferrari, ma lui non era evidentemente il pilota adatto. La benzina c’era e c’è, basta non consumarla solo con le accelerate da fermo.
Il Sindaco non si rende conto dello stato di afasia in cui ha condotto il Comune, e che forse lui doveva fare qualcosa oltre che cambiare, a ricompensa, l’amministratore unico della GSA: anche qui il “granello che rompe il meccanismo” ha compiuto la sua vendetta.
Noi abbiamo messo importanti risorse per L’Aquila; il bando “fare centro” che nasce da una nostra idea, è stato anch’esso un tassello per riabitare e rivivere la città restituendogli le tante attività commerciali che popolavano il centro storico: un bella idea immediatamente sostenuta dall’arguzia del compianto Celso Cioni che con la sua organizzazione si mise subito al lavoro. Iniziativa da rilanciare ed aggiornare.
Quando iniziammo la ricostruzione della città e delle sue frazioni, da subito immaginammo per essa un ruolo importante nel sistema complesso delle città dell’ Appennino.
Non ci limitammo a rifare tutto come prima (la definizione di dove era e come era fu una reazione emotiva, istintiva e giusta dei comitati civici alla volontà ipotizzata da governo Berlusconi di fare un nuova città diversa e distante dall’esistente, sul modello di Milano due), ma immaginammo e mettemmo in piedi tante innovazioni e modernizzazioni che riportammo puntualmente nel piano di ricostruzione, approvato dal Consiglio Comunale, e che avrebbero trovato ulteriore coronamento per la parte urbanistica, nel nuovo PRG.
Riabitare il centro storico era la prima linea guida e anche il nostro rovello: riabitarlo ma anche innovarlo.
Tralascio in questo momento i tanti progetti specifici di trasformazione e valorizzazione della città per richiamare alla memoria una delle opere più importanti che mettemmo in piedi e che tutta l’Italia e anche altre Nazioni hanno visitato e anche un pochino invidiato.
Lo smart tunnel di 80 milioni, nasce come infrastruttura pubblica aperta dove far passare i servizi base quali acqua e fogna e le più moderne reti di comunicazione che la crescente tecnologia avrebbe messo a disposizione: non entrò la rete del gas in quanto per normativa, ci venne detto, non poteva esservi ricompresa.

Una grande sfida di una città in ricostruzione la cui gestione realizzativa decidemmo di affidarla alla GSA, un’azienda pubblica, proprio per accrescerne le potenzialità e le competenze: un investimento lungimirante anch’esso.
Non lasciammo nulla al caso poiché andava tutto coordinato tra i cantieri privati della ricostruzione, la realizzazione dello smart tunnel e l’erogazione dei servizi per coloro che rientravano nelle loro abitazioni completate, come da nostri auspici.
Infatti venne attivato un tavolo tra il Comune, le società e aziende erogatrici dei servizi (anche con l’ENEL che doveva spostare i cavi da sottoterra in aria senza interrompere l’erogazione dell’energia elettrica), le ditte esecutrici del tunnel e anche quelle dell’edilizia privata laddove si verificava una interferenza tra l’opera pubblica e il cantiere privato, proprio per prevenire e superare i problemi che si manifestavano. Sarebbe il caso di riadottate subito un sistema di concertazione e di coinvolgimento delle famiglie che sono rientrate nelle loro case. Il tavolo aveva cadenza settimanale e poi quindicinale, era governato dall’assessore Piero Di Stefano con l’allora dirigente Fabrizi, ora assessore. Di quel tavolo, come altri luoghi di partecipazione e decisione condivisa, non c’è più traccia. Perché passa la regola dell’autosufficienza e della deresponsabilizzazione. È sempre colpa di altri.
“Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore” diceva De André, “Passerà anche questa stazione senza far male”. Passerà questo tempo di umiliazioni prepotenti dove le domande delle persone attendono risposte che mai arrivano da chi dovrebbe darne.”

 

 

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