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Si chiama “Futuro” ed è lo spazio di riflessione che questa testata inaugura di domenica al fine di raccogliere spunti e proposte per costruire. Pubblichiamo la lettera-provocazione del primo lettore che rimette al centro dell’attenzione il tema della coesione. “Direttore,
vorrei richiamare la Sua e quella dei Suoi lettori attenzione su alcune notizie
che negli ultimi giorni del 2023 sono rimbalzate sulle cronache nazionali.
In particolare, è stata pubblicata la lista delle Città dove la qualità della Vita
sarebbe più alta (tutte del Nord), sui ritardi del meridione nella istruzione, sul
calo della spesa dei meridionali ed in ultimo sui 1,1milioni di abitanti (al
netto dei rientri) che nel ventennio 2001 /2021 hanno abbandonate le nostre
terre per andare al NORD (Su quest’ultimo punto, l’estensore dell’articolo
aggiunge “…Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più
giovani: in poco meno di vent’anni un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila
laureati. Al 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno e la
popolazione, attualmente pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà ad appena il 25,8% nel
2080…”). Ho letto che Sulmona nel 2030 avrà il 10% in meno di abitanti.
Questi risultati vengono da lontano, sono stati voluti. La evoluzione delle metropoli a sfavore delle aree interne e delle piccole
realtà, è iniziata, in violazione di quanto previsto nella Costituzione, nel
disegnare livelli diversi di servizi pubblici essenziali fra Nord e Sud, fra
grandi e piccoli centri (pensiamo agli ospedali, ai trasporti, alle scuole).
Negli atti di una commissione parlamentare per la riforma della fiscalità è
trascritto che al Sud saremmo abituati a non avere servizi -scuolabus, treni,
strade, ospedali, asili- e quindi non ne sentiremmo la mancanza.
Ed è purtroppo vero. Siamo talmente abituati a non avere che abbiamo smesso di chiedere. Siamo sempre di meno, abbiamo sempre meno trasporti, collegamenti, strade, scuole, uffici giudiziari (Pratola e Castel di Sangro avevano le Preture, ora vogliono
togliere anche il Tribunale a Sulmona).
Scegliamo di curarci negli ospedali di Roma, Milano, Bologna perché
sarebbero migliori. E poi sfiliamo contro la chiusura dei nostri di ospedali.
Siamo felici quando un figlio, un nipote, un parente, prende la valigia ed è
obbligato ad andare a lavorare, vivere o studiare a Roma, Milano, a
Bologna, a Torino, finanche Pescara.
La nostra casa, fatta con tanti sacrifici, è vuota. Si riempie solo a Natale. Per svuotarsi di nuovo alla befana.
I nostri figli vivranno in un’altra città.
E noi resteremo soli, pochi e avremo necessità di case di riposo.
Possiamo arginare l’emorragia? Forse.
I problemi sono gli stessi per tutti: mancanza di scuole, lavoro, trasporti,
ospedali, ecc… Iniziamo dall’unirci. Un solo Comune in Valle Peligna. Pratola e Sulmona non hanno un confine, non c’è distanza fra l’ultima casa di
Sulmona e la prima di Pratola (penso al Bagnaturo diviso da una strada).
Così come confinanti sono Pratola e Raiano, Raiano e Corfinio, Raiano e
Vittorito, Pratola e Roccacasale, Pratola e Prezza, Prezza e Bugnara, Sulmona
e Pacentro, Sulmona e Introdacqua, Introdacqua e Bugnara, Sulmona e
Pettorano Sul Gizio, Pettorano sul Gizio e Roccapia, Pacentro e Cansano,
Cansano e Campo di Giove.
Complessivamente siamo meno di 45mila abitanti, amministrati da centinaia
di Consiglieri Comunali, decine di Sindaci e Assessori.
Avezzano, per esempio, per non citare Pescara o Chieti o L’Aquila,
amministra molti più cittadini con molti meno amministratori.
E’ nostro compito provare a fare qualcosa, è nostro e Vostro dovere parlarne.
Non ritengo che sia la ‘soluzione’, o quanto meno l’unica soluzione, ma un
punto di partenza. L’inizio di una discussione. Il mio augurio per il 2024 è che la Politica (la P maiuscola non è casuale) torni a fare il proprio mestiere”

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