SULMONA –  L’accusa era quella di aver smantellato il locale che aveva occupato, dopo lo sfratto, tanto da finire sotto processo per appropriazione indebita e danneggiamento. Ma oggi per Marco Spinosa, sulmonese di 37 anni, è arrivata la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice monocratico Francesca Pinacchio, per non aver commesso il fatto ( appropriazione indebita) e perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato ( danneggiamento). L’episodio risale all’11 aprile del 2016. Secondo i magistrati Spinosa, in esecuzione di un disegno criminoso, dopo aver occupato come locatario l’immobile di proprietà di un altro sulmonese, se ne allontanava per sfratto portando via diverse attrezzature: interruttori, prese elettriche, motori delle serrande, sensori e cavi, plafoniera, bidone aspirapolvere, sirena e sistema allarme, solo per citarne alcune. Ma in quella data fu riscontrato anche un danno al locale, precisamente al controsoffitto, ad una serranda, a una stampante e a un tritacarte. Insomma dopo il provvedimento di sfratto e rilascio dell’immobile, lo stesso risultava quasi completamente smantellato, tanto da indurre il proprietario ad adire le vie legali nei confronti del locatario. Ma l’elenco dei beni sottratti non è servito al sulmonese per far condannare il 37 enne. Spinosa infatti, per il tramite dell’avvocato Alessandro Scelli, ha dimostrato che i fatti non li aveva commessi mancando la prova che quanto sostenuto dal proprietario del locale fosse vero in ordine alle iniziali condizioni dell’immobile. Da qui la sentenza di assoluzione con formula piena che ha fatto cadere le accuse e balzare alle cronache una vicenda sui generis.
Andrea D’Aurelio