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Più che un semplice ultimo saluto è stato un inchino all’amato professore. Un ultimo viaggio dalla Casa Funeraria Caliendo Celestial, dove la salma è stata esposta, fino al cimitero di Sulmona dove sarà inumata nella giornata di lunedì. Un’intera comunità radunata in silenzio, pronta a raccogliere la grande testimonianza di Mario Setta, quel “prete ribelle” che è stato l’uomo con la maiuscolo, maestro di vita e docente di intere generazioni. Davanti alla casa funeraria a commemorare Mario Setta è stata Maria Rosaria La Morgia, giornalista Rai e presidente dell’associazione culturale “Il Sentiero della Libertà” ricordando l’impegno sociale e culturale speso da Setta per tenere intatti i valori della Resistenza, della libertà e della democrazia. Subito dopo il feretro è stato traslato nel Campo 78, luogo-simbolo della prigionia delle truppe Alleate, che da lì dopo l’otto settembre 1943 avviarono il loro cammino di ritorno alla libertà, poi consacrato e reso memoria nel Sentiero della Libertà. Setta si è battuto, superando tanti ostacoli e tanti ritardi, per la riqualificazione e valorizzazione di quei luoghi, affinchè diventino meta di cittadini, in particolare i più giovani, che si avvicinino attraverso la visita di quel campo al ricordo e alla conoscenza della stagione della storia d’Italia e del nostro territorio, segnata dalla Resistenza al nazifascismo, anche nella forma della cosidetta “Resistenza umanitaria” che tanto fu cara allo stesso Setta e dalla nascita della democrazia. L’orazione funebre è stata tenuta da Carlo Fonzi, presidente dell’Istituto abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea. In coerenza alle sue idee il professore Setta non ha voluto funerali con rito religioso, quindi senza sacerdoti nè turiboli. Un saluto che è diventato un inchino verso colui che, evidentemente, ha lasciato il segno.

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