Truffa aggravata ai danni dello Stato, favoreggiamento e falso. Queste le accuse che vengono contestate, a vario titolo, a dieci persone finite nel mirino della procura europea per l’inchiesta sulla mafia dei pascoli. Si tratta di imprenditori e proprietari dei terreni che, secondo l’accusa, avrebbero operato in concorso tra loro per ottenere in maniera illecita i fondi europei. La procura europea ha focalizzato la sua attenzione su alcuni terreni che si trovano in Valle Subequana e in Valle Peligna. Gli indagati, tra cui anche un sindaco, erano stati raggiunti dagli avvisi di garanzia. Oggi sono partiti i primi interrogatori nella caserma dei carabinieri di Sulmona davanti al sostituto procuratore, Edoardo Mariotti, su delega della procura europea. Le indagini preliminari non sono ancora chiuse. I fatti, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti tra il 2017 e il 2022. Agli indagati ( difesi dagli avvocati Alessandro Margiotta, Vincenzo Colaiacovo e Piercarlo Cirilli) , a vario titolo, viene contestato di aver utilizzato in modo illecito gli strumenti di accesso ai fondi europei e di aver sottoscritto, in alcuni casi, “falsi contratti di affitto di fondi rustici, allegati alla domanda unica annuale di concessione dei contributi europei della politica agricola comune”. Gli indagati, dal canto loro, hanno respinto ogni addebito e sono pronti a dimostrare l’estraneità ai fatti nel corso delle indagini. Solo lo scorso maggio un altro filone d’indagine, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di L’Aquila, era stato chiuso. 75 i soggetti e gli enti coinvolti, 44 persone e 31 società, in tutta Italia, tra cui anche l’Abruzzo. Sul territorio peligno il dibattito era stato sollevato dalla consigliera comunale, Teresa Nannarone,
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