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L’AQUILA – “Sulla composizione della nuova giunta, consiglio di fare pochi nomi, perché in questo momento è giusto far posare la polvere, e ragionare serenamente. E’ normale che adesso si scatenino ambizioni personali e pretese dei partiti e la coperta è sempre corta, però il tutto va gestito nella tranquillità, nel senso di responsabilità”.
Il wishful thinking, il riconfermato presidente Marco Marsilio ho ha espresso ai cronisti la notte del 10 marzo, durante i festeggiamenti della vittoria alle regionali e della storica riconferma alla guida dell’Abruzzo del centrodestra. Ma ovviamente, terminato lo spoglio, e confermata la lista degli eletti, nel centrodestra si è scatenata già la corsa alla conquista dei sei scranni assessorili del Marsilio bis, di cui uno esterno, e una battuta che si sente spesso, è che “servirebbe una giunta con almeno 12 componenti, visto il numero dei pretendenti”, appunto per evitare polveroni e scontri in maggioranza già ai nastri di partenza della legislatura. E toccherà vedere se accadrà quello che poi Marsilio ha assicurato nella conferenza stampa di lunedì, ovvero che “non ci saranno liti e non avremo problemi a fare la giunta”, e che gli assessori saranno scelti con buon senso in base al peso e alle competenze”.
Ad ogni buon conto, manuale Cencelli alla mano, lo schema dovrebbe essere questo: due o tre assessorati a Fratelli d’Italia, che ha preso il 24,1% ed eletto 8 consiglieri, tenuto conto che Fdi esprime anche il presidente della Regione, uno o due assessorati anche a Forza Italia, che ha preso un ottimo 13,4%, portando in consiglio 4 consiglieri, un solo assessorato alla Lega, scesa al 7,5%, e che ha eletto 2 consiglieri, ben altro scenario delle elezioni del 2019, quando il partito di Matteo Salvini prese il 27,5% ed elesse 10 consiglieri. Infine nessuno o un assessorato per la lista Marsilio presidente, che ha preso il 5,7% ed eletto due consiglieri. Nessun posto in giunta per Noi Moderati arrivato al 2,68% e che ha eletto un consigliere.
Ci sono poi da assegnare la carica di presidente del Consiglio, e anche quella di sottosegretario di giunta, oltre alle presidenze delle commissioni.
Una partita ancora apertissima, intorno a cui, con buona pace di Marsilio si è già scatenato il totonomi, e il cui esito è atteso con trepidazione anche da quei candidati primo dei non eletti, che potrebbero entrare al posto dell’eletto nello stesso collegio elettorale nominato assessore, in base alla norma della “surroga”.
Vediamo dunque chi è, lista per lista, in pole position per un posto in giunta, facendo la tara sulle indiscrezioni che circolano.
In Fratelli d’Italia sono quattro i nomi più gettonati, ma come detto per soli due ma anche tre posti: il recordman di preferenze, con 11.748 voti, il marsicano Mario Quaglieri, assessore regionale al Bilancio uscente, il teramano Paolo Gatti, tornato in consiglio con ben 10.867 voti, che è stato già assessore di Forza Italia ai tempi di Gianni Chiodi presidente, l’ex sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca , che ha preso 9.617 voti, e il lancianese Nicola Campitelli, assessore regionale all’Ambiente uscente eletto con 8.463 voti. In ogni caso non potranno essere entrambi assessori Magnacca e Campitelli, eletti nello stesso collegio di Chieti.

Se questi saranno i prescelti, entrerebbero in consiglio al posto di Quaglieri, la sulmonese Maria Assunta Rossi, ex presidente della Banca di Credito Cooperativo di Pratola Peligna, prima donna a guidare una banca in Abruzzo, che ha preso 5.491 voti; al posto di Paolo Gatti “surrogata” sarebbe Marilena Rossi, coordinatrice del partito in provincia di Teramo, che ha preso 5.381 voti; al posto di Magnacca, oppure di Campitelli, entrerebbe all’Emiciclo Francesco Prospero, 6.624 voti, avvocato, capogruppo Fratelli d’Italia al comune di Vasto, figlio di Antonio Prospero, tre volte sindaco di Vasto, due volte consigliere regionale e infine vice presidente della Tua, la società del trasporto unico abruzzese.
Circola voce anche sull’ipotesi di Quaglieri presidente del consiglio, carica da molti considerata anche più pesante di un assessorato, in termini di prestigio e potere, e in quel caso non scatterebbe il terzo assessorato per Fdi.
Passiamo a Forza Italia: qui un nome certo è quello di Lorenzo Sospiri, presidente del consiglio regionale uscente, decano dell’emiciclo, rieletto a Pescara con 8.822 preferenze. E al suo posto entrerà il primo dei non eletti Paolo Cilli, assessore al comune di Montesilvano, e che ha preso 3.787 voti.
Il secondo posto per Forza Italia potrebbe andare al francavillese Daniele D’Amario, assessore regionale alle Attività produttive e Cultura uscente, rieletto nel collegio di Chieti con 5.408 voti. Non solo per una ragione di continuità, ma perché il suo passaggio in giunta consentirebbe l’ingresso i consiglio di un pezzo da novanta rimasto ad oggi fuori, il capogruppo uscente Mauro Febbo, che ha preso 4.105 voti. E in tal senso già fortissima è la pressione degli azzurri sul presidente Marsilio, in primis da parte del deputato Nazario Pagano, forte della nomina da parte di Antonio Tajani a componente della segreteria nazionale e riconfermato anche per i prossimi cinque anni a coordinatore regionale. A questo proposito, è archiviato per sempre il patto con il rieletto Sospiri, di un cambio della guardia alla guida del partito abruzzese, sancita all’indomani della non elezione di Sospiri alle politiche del 2022.
Forza Italia inoltre potrebbe mantenere la presidenza del consiglio, assegnata a Roberto Santangelo, se non andrà a fare l’assessore il quinto più votato in assoluto alle regionali, con 9.600 voti, vice presidente del consiglio regionale uscente, nonché presidente del consiglio comunale dell’Aquila. Per la presidenza del consiglio non è prevista surroga.
E arriviamo alla Lega, ex dominus della maggioranza, e dove si registra la situazione più complicata, visti i tanti big esclusi, a causa del modesto risultato elettorale, e con una coperta a dir poco cortissima.
Per un posto solo, se la devono battere infatti il vicepresidente di Regione e assessore all’Agricoltura uscente, l’aquilano Emanuele Imprudente, rieletto con 7.034 voti, e il capogruppo uscente, il pescarese Vincenzo D’Incecco, che ha preso 5.952 voti.
Nel primo caso entrerebbe in consiglio la prima dei non eletti, con 2.465 voti, Carla Mannetti, ex assessore comunale dell’Aquila, e responsabile trasporti del partito, a rafforzare la rappresentanza dell’Aquila e di una provincia dove la Lega è andata meglio, con l’8,3%

Se assessore sarà D’Incecco, entrerebbe a Pescara invece, forte dei suoi 3.727 voti, Daniela Sulpizio, commercialista e dirigente aziendale nel settore farmaceutico e sorella del vicesindaco di Pescara, Adelchi Sulpizio, e il cui padre, Camillo Sulpizio è stato consigliere regionale.
E già così la scelta è a dir poco difficile, viste le pressioni che da ambo le parti saranno fatte a Marsilio, non appena tornerà dal breve periodo di vacanza a Londra.
Come se non bastasse, a complicare la partita c’è anche una terza ipotesi: assegnare alla Lega l’unico posto dell’assessorato esterno, per ampliare la presenza leghista in Regione Abruzzo, e per compensare le province di Chieti e Teramo, che non hanno eletto consiglieri, e che non possono restare scoperte.
E anche qui sono due i competitor salviniani: la prima è il consigliere regionale uscente Sabrina Bocchino, punto fermo del partito di Salvini in Abruzzo, che ha preso 2.840 preferenze, in un collegio, quello di Chieti, iper-competitivo, e dove la Lega ha ottenuto un risultato sotto le attese, e sotto la media, del 6,7%.
La seconda ipotesi è quella invece, a sorpresa, del teramano Antonio Zennaro, ex deputato salviniano, arrivato dal M5s, non rieletto alle politiche del settembre 2022, e nominato vice segretario regionale a marzo 2o23, dal segretario regionale, e sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo. Spicca il fatto che fuori dai giochi resterebbe in ogni caso un grande escluso alle regionali del 10 marzo, l’assessore al Lavoro e Sociale uscente Pietro Quaresimale, non rieletto nonostante i 5.596 voti presi in provincia di Teramo.
Circola infine voce di un possibile assessorato esterno, a marchio leghista, per Pierluigi Cosenza, medico aquilano, attuale presidente dell’Agenzia sanitaria regionale (Asr), e l’assessorato sarebbe quello della Sanità.
Infine l’ultimo posto da assessore toccherà alla lista Marsilio presidente, assegnato a Luciano Marinucci, ex sindaco di San Giovanni Teatino, eletto con 2.168 voti. Al suo posto entrerà Antonio Luciani, primo dei non eletti con 1.712 voti, ex sindaco di Francavilla al Mare, con un passato nel Pd, di cui tentò diventare anche segretario regionale e che con la sua civica è stato poi determinante per l’elezione dell’attuale sindaca del centrosinistra di Francavilla, Luisa Russo.
Ma anche qui spunta una ipotesi alternativa: assegnare alla lista Marsilio presidente un assessorato esterno alla non rieletta Nicoletta Verì, quello alla Sanità, che Verì eletta con la Lega e poi uscita poco prima delle elezioni, ha detenuto per cinque anni. Questo nel segno della continuità, e per garantire a Marsilio la fedeltà assoluta nella delega più pesante e delicata di cui la Regione si deve occupare. La Lega ovviamente vedrebbe questa ipotesi con il fumo negli occhi, ma oramai a fare la voce grossa in consiglio è Marsilio, che ha i tutti i numeri per imporre la sua tetragona volontà e schiacciare all’angolo il ridimensionato partito di Salvini.

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