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SULMONA – Sarebbe stato ricattato e minacciato per il film di rilievo nazionale, dedicato alla violenza sulle donne e ambientato a Sulmona, tant’è che il progetto ha cambiato denominazione. Da “La Soglia del Silenzio” a “Il Muro del silenzio”. Il tutto per una serie di rivendicazioni e messaggi minatori, pervenuti da una donna partenopea, che il sulmonese Ezio Forsano non ha voluto lasciare al caso, dando mandato al suo avvocato, Catia Puglielli, di adire le vie legali. Una vicenda che è finita sul tavolo del giudice di pace di Sulmona, il quale ha fissato la prima udienza del processo per il prossimo 9 marzo. Sul banco degli imputati comparirà la donna, citata in giudizio dalla Procura della Repubblica che aveva preso in carico conversazioni e messaggistica. Un folto elenco di circa sessanta pagine. Almeno in quattro circostanze la donna, secondo l’accusa, avrebbe minacciato l’autore del film. “Dopo aver creato il gruppo attori e attrici ho contattato una donna di Napoli, responsabile di una compagnia teatrale e regista, chiedendo la sua collaborazione gratuita per la regia del film”- aveva spiegato Forzano nella querela- “inizialmente la condivisione del progetto fu totale. Lentamente però mi accorgevo di situazioni che mi allarmavano. Notavo sui social alcuni post della signora un po’ troppo ‘particolari’. A quel punto telefonavo immediatamente alla stessa chiedendo di fermarsi. Per tutta risposta venivo apostrofato con frasi decisamente poco eleganti e che ella poteva fare quello che voleva. Nulla in contrario le rispondevo, ricordandole che però in questo momento eravamo sotto la lente di ingrandimento di Associazioni anti violenza, figure istituzionali di rilievo e tantissime donne. A quel punto sono iniziati i problemi. La signora mi annunciava che il progetto sarebbe diventato suo, rivendicando addirittura la paternità e che avrebbe girato il film a Napoli tra l’altro ricattandomi esplicitamente di non far venire a Sulmona figure che erano in precedenza inserite nel progetto”. Per la continuazione di messaggi e minacce, che avvenivano secondo Forsano con cadenza pressocchè sistematica e abituale, lo stesso fu costretto, dietro pressioni, a modificare il titolo originale del film. Una vicenda sui generis, al vaglio del giudice di pace, che rasenta il paradosso soprattutto se l’accusa troverà riscontro in giudizio. Nel corso delle indagini preliminari il castello probatorio è stato ritenuto solido per essere sostenuto in fase processuale tant’è che la Procura della Repubblica di Sulmona ha citato in giudizio la donna napoletana per le minacce. L’intera iniziativa, che aveva avuto il benestare della commissione parlamentare d’inchiesta contro il femminicidio, ha visto la realizzazione di un docufilm, realizzato tra Sulmona e Pescara, proiettato in diverse località ma non ancora a Sulmona. “Sarebbe bello far conoscere alla città il risultato di tanto lavoro”- chiosa Forsano che è stato coadiuvato nel progetto da diverse figure professionali.

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