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Il numero di incidenti in montagna sta aumentando cosi come aumenta l’affluenza delle persone in montagna. Bello l’avvicinamento alla natura ma non tutti affrontano la montagna con la giusta preparazione. A livello generale l’incidente più comune nel quale incappa il numero più alto di escursionisti, dalla Lombardia al Piemonte, fino al Friuli Venezia Giulia, è la caduta a fronte di una scivolata su terreni scoscesi, mentre si percorrono ferrate, sentieri complicati: è la principale causa di incidente in montagna, che ha reso necessari più della metà degli interventi del Soccorso alpino nel 2022

L’identikit dell’escursionista in difficoltà che si ricava dai dati elaborati dal Soccorso alpino corrisponde dunque a un uomo italiano di mezza età che frequenta la montagna in estate. Luglio e agosto sono i mesi nei quali viene portato a termine il numero maggiore di soccorsi.

Bisogna documentarsi, conoscere il percorso, tararla in base alla propria preparazione fisica, con un’attrezzatura e soprattutto una calzatura idonea. Non certo avventurandosi a petto nudo o con infradito sui ghiacciai, come molte immagini sul web riportano.

Così come ben descrive la situazione un socio Cai sezione di Sulmona che da anni e anni pratica e vive la montagna: “Nel pomeriggio di sabato 9 settembre un elicottero dei Vigili del Fuoco ha recuperato un giovane straniero lungo le pendici del Monte Morrone. Ho incontrato quel giovane, erano circa le 13.30, all’incrocio tra i sentieri R5 e R6 del Parco della Maiella sopra la frazione di Fonte D’Amore, io scendevo e lui saliva. Indossava maglietta, pantaloncini e …sandali. Appena mi ha visto ha chiesto se c’erano animali pericolosi (sic). L’ho rassicurato ma gli ho subito detto che con i sandali si faceva solo male, ha alzato le spalle e ha detto: “Non fa niente”. Mi ha quindi chiesto, indicando la palina direzionale del Parco, informazioni sul sentiero per l’Eremo di San Pietro, gli ho risposto che era lontano, ci voleva qualche ora, che il sentiero era faticoso e per la seconda volta gli ho detto che con i sandali non era possibile. Ancora una volta ha alzato le spalle, ha detto: “Non fa niente” e si è incamminato. Qualche ora dopo è stato recuperato dall’elicottero. Dopo quest’ennesima vicenda di uno “sprovveduto”, per usare un termine gentile, voglio fare qualche considerazione.

C’è qualcuno che ritiene le montagne abruzzesi popolate da belve feroci, povera Amarena oltre al danno anche la beffa. Durante l’intervento dell’elicottero poteva essere richiesto un soccorso ben più grave del recupero di uno “sprovveduto” in sandali. L’intervento dell’elicottero, come di ogni squadra di soccorritori, costa e parecchio. Soldi pagati da tutti noi per recuperare uno “sprovveduto” in sandali.

Ma soprattutto ogni volta che interviene un elicottero, e ogni squadra di soccorritori, ci sono persone che rischiano la vita, anche per recuperare uno “sprovveduto” in sandali.

Queste considerazioni sono state già fatte in passato dal Soccorso Alpino nazionale, dal Soccorso Alpino abruzzese, dalle Guide Alpine e da tutti coloro che hanno un minimo di buon senso quando vanno in montagna.

Da più parti dicono che un buon deterrente sia far pagare gli interventi agli “sprovveduti” che non abbiano bisogno di cure sanitarie, ma fino adesso pare che non sia stato fatto nulla.

Visto che il futuro ci riserva sicuramente altri “sprovveduti” credo che sia arrivato il momento di far capire una volta per tutte al legislatore, in questo caso alla Regione Abruzzo, che questo lassismo non giova a nessuno anzi è dannoso per le casse della Regione, provoca altre inutili richieste di soccorso e comporta un ulteriore rischio per i soccorritori. E solo questo dovrebbe smuovere le coscienze.

E credo che il CAI dovrebbe essere in prima fila a chiedere di cambiare questa situazione“.

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