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BUSSI SUL TIRINO. Il fatto non sussiste. Con questa formula il Tribunale di Pescara ha assolto, nella giornata di ieri, gli ultimi due imputati finiti alla sbarra processo per morte di Vincenzo Favia. La tragedia risale esattamente a tre anni fa, al 24 ottobre 2021, sul rilievo tra Bussi e Capestrano: a perdere la vita il 65enne nato a Roma e residente a Ofena, in provincia dell’Aquila. Un’altra persona era rimasta gravemente ferita e ricoverata in ospedale. Si tratta di un sessantaduenne, anche lui di origini romane, ma residente in Svizzera, a Lugano, per motivi professionali. I due erano usciti per quello che per gli appassionati è uno “sterrato”, un giro in fuoristrada lungo percorsi impervi che unisce due passioni, quella per la natura e quella per la guida. A bordo di una Jeep, condotta da Gentile, stavano percorrendo una mulattiera sulla montagna di Pietra Corniale, quella nota per le antenne. Si tratta di un percorso poco battuto, utilizzato a volte da chi va in cerca di funghi altre da chi è autorizzato ad andare a fare legna. L’auto era particolarmente attrezzata per le uscite in montagna, con possibilità anche di ricovero per la notte. L’incidente era avvenuto all’improvviso, in zona Ciocca del Lupo, località monte Alto, mentre il guidatore stava eseguendo un’inversione di marcia per tornare indietro: per un errore di manovra, un tratto della strada sterrata all’improvviso è franato e l’auto è precipitata giù per un centinaio di metri, in uno strapiombo. Sotto inchiesta erano quindi finiti il conducente del mezzo, il titolare del consorzio che gestisce l’area, il titolare della ditta boschiva e il titolare dell’impresa esecutrice dei lavori. Tutti accusati di aver cagionato il decesso del 65enne per colpa. Il conducente del mezzo aveva patteggiato la pena mentre gli altri tre sono stati assolti al termine del processo con rito abbreviato. Piena soddisfazione dell’avvocato, Alessandro Margiotta, che ha difeso gli imputati.

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