Era il 20 agosto del 1997, quando nel bosco di Mandra Castrata, superato Passo San Leonardo, sul Morrone, una tragedia che resta incancellabile e che scosse Sulmona, l’Abruzzo e il resto del Paese. Due giovani turiste venete, originarie del Padovano, Diana Olivetti e Tamara Gobbo, vennero barbaramente uccise dal pastore macedone Halivebi Hasani. Il tragico evento ebbe grande eco mediatica. Le tre ragazze, tra le quali l’unica superstite Silvia Olivetti, sorella di Diana, furono aggredite dopo aver chiesto indicazioni sul sentiero da seguire per arrivare sulla cima del Morrone. Il macedone, dopo averle accompagnate, usando modi gentili, all’ingresso del bosco di Mandra Castrata, estrasse di tasca una pistola e sparò colpendo Silvia Olivetti e Tamara Gobbo. Pensando di averle uccise, aggredì Diana tentando di violentarla, per poi esplodere un ultimo colpo al cuore della giovane. Le indagini si risolsero in poche ore proprio grazie alla testimonianza di Silvia, sopravvissuta al massacro, fingendosi morta durante l’accaduto e scendendo trafelata fino a valle, raggiungendo la frazione delle Marane e raccontando la tragedia appena avvenuta. Halivebi Hasani, conosciuto dalla comunità locale come Alì, non tentò di nascondersi né di eliminare le prove che lo inchioderanno poi definitivamente. Silvia Olivetti riuscì a dare l’allarme e a descrivere minuziosamente tutto quanto accaduto alle autorità. Un racconto drammatico, in dieci cartelle di verbale e l’identificazione rapida dell’assassino, dopo aver visionato le foto segnaletiche di altri sette pastori. Hasani confessò circa 24 ore dopo, il 21 agosto, dopo l’ultima perlustrazione presso lo stazzo in località Campotosto, dove viveva in tutta solitudine. Oggi una lapide ed una croce, sul luogo dell’eccidio, ricordano le vittime. Sulla tragedia e sulle vicende giudiziarie che ne sono seguite ha pubblicato un interessante libro-inchiesta la giornalista Maria Trozzi. Un libro, “Il sentiero delle signore”, che fa memoria preziosa di quei fatti di sangue e di morte, ricostruendoli con dovizia di particolari e tentando anche di far luce su aspetti, che a giudizio della giornalista, restano da chiarire ed esplorare a fondo. “Quel territorio, dove la tragedia si è consumata, oggi è un territorio sotto pressione, infiltrato anche da soggetti estranei alla nostra realtà e che rischiano di inquinarlo per sempre – sostiene Maria Trozzi – mi riferisco al fenomeno preoccupante della mafia dei pascoli, di cui solo in questi ultimi anni si comincia a parlare”. “Come pure va detto che questo territorio, scenario naturale stupendo, è però sempre meno tutelato e sempre più in degrado. Basterà pensare all’incendio che lo scorso anno, di questi giorni, sconvolse il Morrone ma anche ad altri fatti che attestano come questo nostro ambiente non abbia le giuste e dovute attenzioni – aggiunge la giornalista – lo stesso Passo San Leonardo, da dove ebbe inizio il cammino sventurato delle turiste venete, fino a pochi anni fa era luogo assai più frequentato, oggi invece appare isolato e perciò anche meno protetto”. Secondo Trozzi istituzioni e cittadini dovrebbero riservare maggiore attenzione e tutele al nostro paesaggio e al nostro ambiente, ricco di potenzialità mai abbastanza valorizzate, adoperandosi con scelte intelligenti e mirate perché il turismo e l’ecosostenibilità diventino risorse concrete. “Altrimenti la politica dell’ambiente, consacrata dall’istituzione di tante aree protette, come parchi e riserve, resta solo sulla carta” conclude la giornalista