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L’AQUILA – La corte d’appello dell’Aquila riapre il caso dell’usura ai danni di un imprenditore di Roccaraso. Davanti ai giudici aquilani sono comparsi A.D.B., 55 anni, e G.G., 46 anni, entrambi di Napoli. Il tribunale di Sulmona li aveva assolti per insufficienza di prove ma la procura ha impugnato la sentenza di primo grado. I giudici del capoluogo hanno deciso di rifare da capo parte del processo, risentendo alcuni testimoni. Il verdetto arriverà a giugno. La vicenda risale al 2015. Per ben quattro anni, almeno secondo l’accusa, il 55enne avrebbe preteso interessi sul denaro prestato alla vittima del 21,7 per cento, sottraendo un appartamento intestato poi alla moglie. Il 46enne avrebbe applicato interessi pari al 465,41 per cento, su un prestito di 20 mila euro.  L’inchiesta era partita con l’arresto di tre persone, residenti nel napoletano, che secondo gli investigatori sono legati ad ambienti della camorra. Altri sei erano stati denunciati a piede libero, anche alcune donne. Una organizzazione criminale che si era estesa nel territorio dell’Alto Sangro dove, secondo quanto accertato dalle indagini, numerosi imprenditori, a causa della recessione economica, erano finiti nella rete dei cravattari. La Guardia di finanza di Sulmona aveva perfino sequestrato un appartamento ,vista mare, a Montesilvano del valore di 200 mila euro che un imprenditore  di Roccaraso aveva ceduto agli strozzini per pagare a tassi altissimi un prestito che gli era stato concesso.

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