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L’AQUILA – La prima erogazione è uguale per tutti ma il saldo è diverso. Questione di status direbbe qualcuno ma loro, fuori sede non riconosciuti come tali, sono costretti a sostenere spese aggiuntive nell’epoca del caro e dei costi più esosi di sempre. Riesplode la protesta per le borse di studio dell’Università dell’Aquila. A riaccendere i riflettori sono decine di studenti, anche sulmonesi, che non ci stanno a sorvolare o ad abbassare la guardia. Il problema riguarda proprio i fuori sede, ovvero gli studenti che risiedono in luogo distante non meno di 50km dalla sede del corso frequentato , e per tale motivo prendano alloggio a titolo oneroso nei pressi per un periodo non inferiore a 10 mesi. Nel regolamento del bando come studente fuori sede era necessario, causa ridimensionamento ‘in sede’, presentare un contratto di affitto valido. I “balletti” delle borse di studio sono iniziati lo scorso 20 ottobre con le prime graduatorio. Lo scorso 19 giugno, con l’assegnazione definitiva, alcuni studenti si sono visti modificare il loro status da fuori sede a sede in continuazione. “Dopo vari incontri da parte dei comitati studenteschi con la dirigenza finalmente si e’ capito il problema di queste variazione di status sulle graduatorie”- raccontano studenti e famiglie di Sulmona- “la modifica e’ dovuta dalla mancata maturazione dei 10 mesi di affitto in quanto lo stesso organo dopo la graduatoria definitiva del bando per lo studentato ha fatto partire alcuni contratti di affitto il primo e il 17 ottobre. In particolare i contratti stipulati il 17 riguardavano la palazzina C di CampoMizzi che conta circa 70 studenti che, pur avendo diritto di status da’ fuori sede’, si ritrovano in condizioni da’ in sede’ subendo un danno economico rilevante e sopratutto un ingiustizia sociale. Ma la nostra costituzione non garantisce il diritto allo studio? Il nostro Stato mi sembra che impieghi risorse notevoli per questo, forse dovrebbe stare piu’ attento alle figure che dirigono questi Enti. Chi controlla il controllore?”- si chiedono le famiglie. La speranza è che il cambio al vertice dell’Adsu possa risolvere la situazione che ha dell’incredibile.

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