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La vigilia carica di pathos, è stata segnata anche da un pò di tensione nel tradizionale sfottò di ieri sera tra l’incursione in piazza Santa Monica e qualche scaramuccia in piazza Annunziata. Ma ora è il momento di buttarsi tutto dietro le spalle e scendere in campo e alla lizza. Per rimettere al centro i valori della Giostra, quello che questa manifestazione è o dovrebbe essere, anche quest’anno ci siamo affidati ad uno dei volontari che racconta le sue “notti di Giostra”. Quello che c’è dietro questa macchina collaudata da ormai 30 anni è ancora inintuibile. Ma è bene ricordarlo, affinchè il prodotto Giostra scavalchi sempre più le mura cittadine. Di seguito il racconto di Lorenzo

“Questa, per tutti coloro che vivono nei borghi e nei sestieri, è la notte più lunga. È la notte di chi, per tutto l’anno, non aspettava altro che vedere la Piazza vestita del suo abito rinascimentale, il suono dei tamburi e delle chiarine che riempie la città e le sfide dei cavalieri. Ma poi, in realtà, la Giostra Cavalleresca non è solo questo. E non è neanche tutte le critiche che riceviamo annualmente, non è “Piazza Garibaldi chiusa per tre settimane”, non è il “fastidioso rumore dei tamburi e delle chiarine”, non è “un evento per far divertire dei gruppi di fanatici”, non è tutto questo. Allora che cos’è la Giostra? È difficile spiegare cos’è la Giostra per noi ragazzi dei borghi e dei sestieri, perché è difficile spiegare i sentimenti e la passione viscerale che tutti noi abbiamo per i nostri colori. Per chi di noi ha meno di 30 anni, la Giostra Cavalleresca c’è sempre stata, così come ci sono sempre stati i borghi e i sestieri; siamo cresciuti con i nostri colori cuciti addosso e ci muoviamo sempre e solo per il loro bene. Tutto questo, fa parte di noi ed è una parte importante della nostra vita. E allora come facciamo a spiegare un pezzo di noi? Lo spieghiamo dicendo che lavoriamo, sudiamo e ci impegniamo tutto l’anno, allestiamo le nostre sedi per gli eventi, smontiamo i tavoli, le panche e le sedie, cuciniamo, tutto l’anno, togliendo spazio al nostro tempo libero per il bene del nostro borgo o del nostro sestiere, e lo facciamo con la voglia di farlo e, forse, non potremmo neanche farne a meno. Indossiamo abiti di velluto, pesanti, sotto il caldo del primo pomeriggio di fine luglio, e lo facciamo con la voglia di farlo e, qui ne sono certo, non potremmo mai farne a meno. In questi giorni, per noi, tutto viene dopo, non c’è tempo per mangiare in maniera rilassata, non c’è tempo per riposarsi e c’è poco tempo per dormire. La Giostra viene prima di qualsiasi cosa. Seguire l’amore e la passione per i nostri borghi e sestieri viene prima di qualsiasi cosa. Ma ancora: la Giostra non è solo questo. Tutti i borghi ed i sestieri nascono come associazioni culturali e sociali e per questi fini operiamo tutto l’anno, non solo in questo periodo. Forse non sempre tutti i sulmonesi se ne rendono conto, perché il corteo e le gare in Piazza rubano la scena a tutto il resto, ma il nostro più grande punto di forza è l’aggregazione giovanile, obiettivo con cui nascono i borghi ed i sestieri e fine ultimo di ogni nostra azione. Perché alla fine siamo ragazzi cresciuti nelle sedi a cui, i capitani che si sono succeduti nel tempo e tutti i soci anziani, hanno impresso dei valori, trasmesso la passione e l’amore per i nostri colori, dato la possibilità di sviluppare un forte senso di appartenenza e un saldo, saldissimo, spirito di gruppo, per diventare una seconda famiglia e una seconda casa. Perché, alla fine, i borghi ed i sestieri sono vere palestre di vita, microcosmi pieni di diverse età, personalità e idee ma che trovano un punto in comune, forse il più importante, dietro l’amore per una bandiera. E adesso tocca a noi, la prima vera generazione cresciuta con la Giostra, nella Giostra e per la Giostra trasmettere tutto questo, tutto quello che in noi hanno seminato anni fa, ai più piccoli e alle nuove leve. Dobbiamo farlo per i nostri borghi e sestieri, per la Giostra Cavalleresca e forse anche un po’ per Sulmona, perché in città nient’altro smuove così tante persone, forza e passione, sottolineando sempre che si parla di puro volontariato. Allora forse si dovrebbe smetterla con le tante ed esagerate critiche; certo, nessuna cosa è perfetta e spazio per migliorare ce n’è sempre, però sarebbe meglio qualche volta cambiare prospettiva e guardare tutto il mondo della Giostra da un altro punto di vista, per provare a comprendere cosa c’è dietro, quanto amore e quanta passione ci mettono i ragazzi, ma non solo, per portare avanti i borghi ed i sestieri e far si che questa rievocazione così affascinante e sentita possa, di anno in anno, dare il proprio contributo all’interno del tessuto sociale cittadino, soprattutto quello giovanile. Rendiamoci conto di cosa abbiamo tra le mani e di cosa è stato realizzato in poco meno di trent’anni; se non ce ne rendiamo conto noi sulmonesi, chi deve farlo? Questa è la notte più lunga per tutti noi ragazzi dei borghi e dei sestieri. La notte dell’attesa di respirare quella strana tensione e atmosfera che puoi sentire solo alle 14:30 dell’ultimo sabato e domenica di luglio. Uno strano silenzio, una calma particolare di tutta la città, prima che Corso Ovidio si riempia di suoni, bandiere, colori, passione e amore”

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