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L’ordinanza del Comune sancisce la chiusura al traffico dalle ore 8 alle ore 12 di Via Vittorio Veneto: si svolgeranno questa mattina in quell’orario a Pratola Peligna le complesse operazioni di trasloco di uno degli studi legali più antichi dell’Abruzzo, da Vico Sportello, per il tempo necessario ad effettuare i lavori di riparazione dai danni dal terremoto del 2009. Si tratta dello “Studio legale Colaiacovo”, inaugurato da. Tommaso Colaiacovo nel 1892 e per 132 anni rimasto nello stabile confinante da un lato con il Comune e con l’altro con la “Pretura Mandamentale”, come ancora recita la grande scritta su Via Vittorio Veneto. Il palazzo, del quale lo studio occupa i primi due piani, reca ancora le testimonianze storiche della Pratola del secolo scorso e di quello precedente: come i colpi di fucile che si notano ancora sulla facciata su Vico Sportello, poco sopra della gradinata esterna, impresse nella concitata “rivoluzione” contro le tasse, proprio novanta anni fa, il 17 aprile 1934, che provocò alcuni morti e un processo contro Tommaso Colaiacovo, completamente assolto. I buchi provocati dai colpi saranno accuratamente protetti anche dopo il completamento dei lavori edili, al contrario di quanto accaduto in Piazza Garibaldi a Sulmona per i segni delle granate del bombardamento alleato del 1944. Proprio usando il doppio ingresso, quello di Vico Sportello 4, il professionista sfuggì alla cattura da parte della polizia su mandato di un pretore livoroso, che non aveva sopportato la risposta per le rime in una procedura esecutiva nella contigua pretura e della quale riferisce il professionista in un “Esposto al Procuratore del Re”. Capillare l’opera dell’impresa di traslochi Di Cesare, che deve contenere in grosse scatole e bauli i repertori e le varie riviste, prima tra le quali l’autorevole “Giurisprudenza Italiana”, edita dalla ditta Pomba, poi diventata UTET, Unione Tipografico Editrice Torinese: i primi volumi risalgono ai primi anni del ‘900 e giungono incessantemente ai giorni nostri; oppure la rara prima edizione e quella dell’immediato dopoguerra del “Trattato di diritto penale”  di Vincenzo Manzini, sul quale si sono formate generazioni di studiosi in tutta Italia; e il trattato di diritto civile del Poitier e centinaia di  altri titoli. Per 37 anni dal 1953 al 1990 si è diviso tra lo studio e la Cassa Rurale l’avvocato, Guido Colaiacovo, cioè per il periodo nel quale è stato Presidente dell’azienda di credito, ora rimasta l’unica avente sede in tutta la provincia dell’Aquila. Nei locali, non appena finiranno i lavori, sarà ospitato il “Centro studi Tommaso Colaiacovo”, con l’integrazione di molte opere provenienti dallo studio aperto a Sulmona dopo la soppressione della Pretura di Pratola. Proprio alla riapertura dello studio dopo i lavori edili dell’”Aggregato Vittorio veneto 01”, sarà pubblicato da “Il Vaschione” uno studio sulla rivolta di Pratola con notizie inedite, a cura del prof. Guido Colaiacovo. Prima del trasloco dei mobili e dei libri, dallo Studio Colaiacovo di Pratola Peligna sono stati spostati, nel rispetto delle norme sulla riservatezza dei dati privati, tutti i fascicoli delle cause di oltre 130 anni: dagli omicidi (anche per questioni di confine), alle migliaia di separazioni e divorzi, ai ricorsi alle giurisdizioni amministrative contro i soprusi dello Stato liberale, di quello fascista e soprattutto di quello repubblicano. C’è anche una causa durata oltre 70 anni, intrapresa nel XIX secolo da Gaetano Colaiacovo (padre del fondatore dello Studio, Tommaso Colaiacovo, che si era inizialmente iscritto alla facoltà di Medicina, ma fu avviato alla carriera forense per le molte controversie che involgevano la proprietà fondiaria) contro Fabrizi e altri per un testamento redatto nottetempo a Raiano da Francesco Colaiacovo. La causa fu definita con un accordo subito dopo la seconda guerra mondiale da Guido Colaiacovo. E ci sono le quattro lauree incorniciate: la prima a firma del mitico prof. De Francisci di Diritto Romano del 1891, poi quella con i grossi fasci littori di Guido Colaiacovo del 1940, quella “light” del dopo Sessantotto, essenziale, e quella a colori del 2008. Poi anche un formulario notarile, perché ai primi del ‘900 i laureati in legge erano usi svolgere le due professioni; e cucitrici strane, macchine da scrivere con i prezzi impressi a smalto (perché non cambiavano mai), un bastone in cuoio con nervo di bue da passeggio, ma anche da difesa personale dell’avvocato, Tommaso Colaiacovo, perché, come dimostrano anche le vicende recenti, gli avvocati si debbono difendere anche da aggressioni vigliacche e non possono contare su scorte come quelle, anche inutili, che proteggono funzionari e politici a vario livello e a spese dello Stato.

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