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Secondo un sondaggio di Openpolis, in Abruzzo quasi il 40% delle abitazioni risulta non occupato in modo permanente: un dato oltre 11 punti percentuali sopra la media nazionale, che pone la regione come la quarta nel paese per incidenza di case disabitate. Sono dati preoccupanti alla luce dello spopolamento della regione, che impongono politiche urgenti specialmente nelle aree interne.

In sintesi:

– Il 38,7% delle abitazioni abruzzesi non è permanentemente abitata. L’Abruzzo è la quarta regione in Italia per incidenza

– L’Aquila è il capoluogo italiano con più case non occupate da dimoranti abituali.

– L’incidenza maggiore di case non occupate si trova nei comuni ultraperiferici (68,5%) e in quelli montani (53,8%).

L’Abruzzo attraversa un importante problema demografico, legato al calo del tasso di natalità e all’abbandono delle sue zone montane e interne. Un fenomeno con cause molteplici, che potrebbe portare la popolazione abruzzese dai quasi 1,3 milioni di abitanti attuali a meno di un milione entro il 2070. Si prevede che tale tendenza avrà un impatto territoriale molto differenziato, colpendo soprattutto le aree interne, con effetti sull’assetto economico e sociale della regione che in parte sono visibili già oggi. Uno degli indicatori che mostra più chiaramente questa dinamica è lo spopolamento dei paesi e l’incidenza delle case non abitate.

Per abitazioni permanentemente occupate si intendono le case che rappresentano dimora abituale per chi ci vive, ovvero il luogo in cui la persona passa gran parte del suo tempo. Per eseguire questa rilevazione, Istat ha considerato le informazioni presenti nel registro statistico dei luoghi, in particolare nella sua componente relativa agli edifici e alle unità abitative.

Una raccolta dati effettuata, nell’ambito del censimento permanente, attraverso l’integrazione delle rilevazioni censuarie con le informazioni di fonte amministrativa, provenienti dalle diverse banche dati in possesso della pubblica amministrazione. Le differenze territoriali sono comunque molto ampie già a partire dai quattro capoluoghi della regione.

In termini assoluti, il capoluogo che presenta più abitazioni è Pescara (65.776) a cui seguono L’Aquila (55.594), Teramo (28.299) e Chieti (28.138). Per quelle non occupate da dimoranti abituali, L’Aquila è il comune in cui ce ne sono di più: 24.055, pari al 43,3% di quelle presenti. Seguono Chieti (6.482, il 23%), Pescara (12.623, il 19,2%), e Teramo (5.186, il 18,3%).

Le case non abitate sono più presenti nelle aree interne della regione, dove il fenomeno incide di più anche a causa della distanza dai servizi essenziali e della minore attrattività economica rispetto ai comuni polo. I paesi montani risentono di più della mancata occupazione abituale delle abitazioni: il 53,8% delle case di questo territorio non è permanentemente abitato, contro il 32,5% della collina interna e il 28,8% della collina litoranea. I primi dieci comuni per incidenza di abitazioni non occupate da dimoranti abituali sono tutti montani. Di questi, 9 si trovano nella provincia dell’Aquila e 4 nelle aree periferiche o ultraperiferiche. Quello che registra la quota più alta è Cappadocia (90,2%, corrispondente a 3.541 abitazioni in termini assoluti) a cui seguono Villa Santa Lucia degli Abruzzi (89,8%) e Rivisondoli (88,5%). Le percentuali minori si registrano invece a Spoltore (Pescara, 16,1%), San Giovanni Teatino (Chieti, 15,3%) e Cappelle sul Tavo (Pescara, 15%).

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