Un giovane orso bruno marsicano e’ stato avvistato ieri mattina nel cuore della Riserva Naturale Orientata “Monte Velino”, mentre era intento ad attraversare velocemente un grande nevaio in alta quota, in un’area remota molto distante dai centri abitati o da altre attivita’ umane. Non e’ la prima volta che un orso attraversa il territorio della Riserva, ma mai si era verificato un avvistamento cosi’ ravvicinato e chiaro in un ambiente apparentemente poco idoneo per questi animali. Si tratta verosimilmente di un orso che sta cercando di colonizzare nuovi territori, precedentemente occupati dalla specie prima che la stessa fosse portata sull’orlo dell’estinzione. L’areale dell’orso bruno marsicano, fino a pochi anni fa ristretto al solo territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, e’ oggi in corso di espansione grazie alle azioni di tutela e conservazione attiva intraprese nell’ambito del PATOM (Piano d’Azione nazionale per la Tutela dell’Orso bruno Marsicano) e della Rete di Monitoraggio dell’Orso Bruno Marsicano, alla quale anche i Carabinieri per la Biodiversita’ partecipano attivamente, grazie alla loro competenza scientifica ed alla gestione diretta di importanti territori protetti come Riserve Naturali Statali (14 delle quali si trovano proprio nell’area della predetta Rete).  In particolare, la Riserva Naturale Statale del Monte Velino, gestita dal Reparto Carabinieri Biodiversita’ di Castel di Sangro, protegge, con i suoi 3.500 ettari di territorio, eccezionali valori ecologici tra i quali dieci habitat di interesse dell’Unione Europea, 600 specie vegetali e quasi tutte le specie di vertebrati tipiche degli Appennini, orso bruno marsicano incluso. Le attivita’ di controllo e di monitoraggio ecologico di routine svolte dai Carabinieri per la Biodiversita’ nella Riserva saranno ora rafforzate. La collaborazione di tutti i cittadini e’ pero’ essenziale, per non ostacolare i liberi movimenti del plantigrado, che potrebbero preludere alla costituzione di un prezioso nuovo nucleo vitale della specie nel massiccio del Velino Sirente. A questo scopo – affermano i Carabinieri – si raccomanda la scrupolosa osservanza di tutte le norme vigenti nella Riserva del Monte Velino. In particolare, si ricorda che i sentieri delle aree di Valle Majelama e di Val di Teve sono chiusi al pubblico, rispettivamente, fino al 31 maggio e al 15 agosto di ogni anno e che gli altri sentieri escursionistici ufficiali possono essere percorsi esclusivamente a piedi, senza uscire dai tracciati segnati, singolarmente o in piccoli gruppi. Gli animali devono essere sempre osservati da debita distanza, fotografati o filmati per esclusivo uso personale e senza utilizzare droni o velivoli di altro genere. Eventuali cani devono essere sempre tenuti al guinzaglio. I suoni della Natura vanno infine ascoltati in silenzio, evitando di alzare troppo la voce o di provocare rumori con apparecchi elettronici di qualsiasi tipo. Si ricorda – concludono i carabinieri – che ogni comportamento in grado di arrecare disturbo alla fauna selvatica, compromettendo cosi’ lo stato di conservazione di habitat e specie tutelati anche a livello europeo, e’ punibile con severe sanzioni amministrative e penali.
Nei giorni scorsi, i Carabinieri Forestali di Tornimparte (AQ) hanno individuato tra la vegetazione lungo la SS.17, ricadente nel Comune di Scoppito (AQ), un lupo rimasto impigliato con la zampa posteriore destra in un laccio di acciaio. L’animale, che a giudicare dalle tracce sul terreno aveva provato a liberarsi da diverso tempo, era stremato ma in discrete condizioni di salute. Grazie all’intervento del Dott. Livio Giammaria, del Servizio Veterinario della ASL di L’Aquila, l’animale e’ stato sedato e liberato, tagliando il cordino con delle cesoie. Dall’esame medico, il veterinario ha riscontrato una lussazione dell’articolazione: ma nonostante le cure presso il Centro recupero animali selvatici di Popoli (PE), gestito dal Reparto Carabinieri Biodiversita’ di Pescara, ha avuto la complicanza del vomito e successive convulsioni che lo hanno portato alla morte. Dal vomito e’ stato possibile evidenziare ritagli di grasso non digeriti con forte odore ungente, tanto che e’ stata formulata l’ipotesi di sospetto avvelenamento. Il materiale raccolto sara’ inviato all’Istituto Zooprofilattico per le successive analisi. I militari proseguono i controlli per bonificare la zona, alla ricerca di eventuali ulteriori trappole probabilmente destinate alla cattura di cinghiali. Lacci, trappole o tagliole sono mezzi di caccia non consentiti, vietati all’art. 13 della Legge 157/1992, e sanzionati con un’ammenda fino a 1549.00 euro.