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SULMONA – L’avrebbe maltrattata ripetutamente per poi perseguitarla dopo la separazione coniugale attraverso condotte possessive ed ossessive che hanno portato perfino al danneggiamento dell’autovettura nel parcheggio coperto e al posizionamento di una telecamera sul balcone di casa per il controllo di tutti i movimenti. La storia di sopraffazione vede protagonista, questa volta, un agente di polizia penitenziaria che non potrà più avvicinare la sua ex moglie, i suoi familiari e i figli minori. Dovrà mantenere una distanza di almeno cinquecento metri in caso di incontro occasionale, restare lontano dai luoghi frequentati dalle persone offese che non potrà raggiungere nemmeno sui social o per telefono. A deciderlo è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, che ha firmato nei giorni scorsi apposita ordinanza cautelare, scaturita dalla querela della donna, costretta a modificare il proprio stile di vita, visto il carattere dominante dell’ex coniuge. Una storia che fa emergere tutto il repertorio dell’uomo padrone. Dagli ossessivi appostamenti avvenuti nel fine settimana quando l’uomo tornava da Roma, dove lavora, per presentarsi nei luoghi di svago della donna fino alla tempesta di telefonate e alla pretesa di condizionare ogni aspetto della vita della vittima: gestione della casa, attività lavorativa, frequentazioni e rapporti con la famiglia d’origine. L’uomo in divisa sarebbe arrivato addirittura ad installare una telecamera sul balcone di casa della donna per controllare i movimenti e ad acquisire i filmati di videocamera nel negozio dove la stessa lavora. Il 29 luglio 2022 avrebbe inoltre danneggiato la vettura in uso alla donna nel parcheggio di Santa Chiara, esposta quindi alla pubblica fede. Anche i familiari della vittima non sarebbero stati risparmiati per le minacce poste in essere al fine di condizionarne il comportamento. “Dalle sommarie informazioni emerge l’inquietante personalità dall’indagato che ha, nel tempo, assunto atteggiamenti sempre più minacciosi e persecutori nei confronti della persona offesa, dimostrando la totale assenza di autocontrollo”- rileva il giudice Sarnelli nell’ordinanza, tenendo che l’uomo che detiene anche armi ad uso sportivo e per la difesa personale e più volte avrebbe minacciato la donna di avere conseguenze giuridiche, approfittando della sua posizione di appartenente alle forze di polizia. “Questo provvedimento ci costringe a registrare ancora una volta l’inferno in cui le donne sono costrette a vivere nonostante l’avvenuta separazione e nonostante i tentativi di evitare conflitti per proteggere i figli, ma anche la forza che dimostrano quando decidono di non sopportare più nel silenzio e nella paura ma di denunciare”- commenta l’avvocato, Teresa Nannarone, che assiste le vittime. Una brutta storia che cambia il paradigma dell’uomo maltrattante proprio perchè, nell’immaginario collettivo, chi indossa la divisa dovrebbe reprimere certi reati.

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