SULMONA – Dalla rimpatriata paesana alla festa di compleanno che avrebbe coinvolto figure istituzionali fino a un’altra festa con tanto di pranzo in famiglia. Il virus con la variante Covid si siede a tavola. Sarebbero almeno una decina i soggetti finiti nell’elenco della sorveglianza attiva negli ultimi giorni per via delle conviviali nei luoghi privati, sette dei quali contagiati e tre addirittura ricoverati in ospedale. Un quadro preoccupante che merita la giusta riflessione. E’ passato un anno dall’accertamento del primo caso Covid in Centro Abruzzo e il rispetto delle misure anti contagio, dentro e fuori l’ambiente domestico, sembra subire una battuta d’arresto dovuta molto probabilmente ad un comprensibile rigetto emotivo. Ma in questa fase, purtroppo, non è concesso allentare l’attenzione proprio per gli effetti sul sistema sanitario ed economico di una pandemia che perdura da un danno. Continua l’altalena delle aperture e delle chiusure come pure si rialza l’indice di pressione sulle strutture ospedaliere. Non ci può permettere di passare un altro anno così. Tra un tira e molla e un assembramento nascosto e irrinunciabile. Per questo è necessario fare uno sforzo collettivo in più per non abbassare la guardia. Dalle verifiche effettuate negli ultimi giorni, alcuni dei nuovi focolai o fronti Covid, deriverebbero proprio da conviviali in casa o nei luoghi privati. L’ultimo episodio in ordine si sarebbe verificato in un centro peligno, ovvero un pranzo di famiglia che avrebbe coinvolto diverse persone. Non due o tre per intenderci. Il pretesto della conviviale era quello di festeggiare un minore. Alla fine un intero nucleo familiare è rimasto contagiato ( circa sei-sette persone) e per qualcuno si sono rese necessarie anche le cure ospedaliere. Se è vero che dopo un anno serve un’accelerata sul fronte dei vaccini e dei controlli, è altrettanto necessario porre in essere i comportamenti prudenti senza i quali la pandemia ci accompagnerà ancora. Purtroppo.
Andrea D’Aurelio