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SULMONA – Quattro anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni, risarcimento della parte civile da liquidare in separata sede e pagamento delle spese processuali che si liquidano in euro 2753 più gli oneri accessori. È questa la pena comminata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona ad un 42 enne di Raiano, D.T., finito alla sbarra questa mattina per la violenza privata e le lesioni aggravate cagionate, congiuntamente alla sua ex, ad una sua cugina, stando almeno all’imputazione della Procura della Repubblica che citò entrambi a giudizio. La donna aveva patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione davanti al giudice per le udienze preliminari per l’aggressione nei confronti della cugina nonché ex del suo ex. I fatti risalgono al 9 settembre 2017 e sarebbero stati commessi sul territorio di Raiano. Stando al castello accusatorio il 42 enne avrebbe cagionato lesioni personali alla persona offesa, giudicate guaribili in 40 giorni di prognosi come si evince dalla refertazione, dopo aver afferrato per i capelli la donna e averla colpita con un pugno al volto, facendola cadere a terra. La vittima sarebbe stata inoltre immobilizzata con le ginocchia, stretta al collo dall’uomo dopo essere stata bloccata con le braccia mentre la sua rivale in amore le tirava un pugno e la afferrava per i capelli. Un vero e proprio pestaggio secondo l’accusa che ha configurato anche l’aggravante della commissione del fatto in più persone riunite, approfittando della zona isolata e dell’orario notturno. La vittima, assistita dall’avvocato Alessandro Scelli, rimediò anche una malattia e una incapacità ad attendere alle ordinarie occupazione. D’altronde, sempre secondo l’accusa, non poteva nemmeno sottrarsi all’aggressione per essere stata immobilizzata. Da qui l’altra ipotesi di reato di violenza privata. La donna si era rivolta alla Polizia che curò l’indagine con la Squadra Anticrimine del Commissario Ps di Sulmona, coordinata all’epoca dei fatti dal Sostituto Commissario, Daniele L’Erario. Un quadro probatorio solido, almeno secondo il giudice, che ha inflitto la pesante condanna al 42 enne. Quattro anni di reclusione più l’interdizione e il risarcimento.

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