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SULMONA – Piano piano si fece Roma. Ma piano piano si può fare anche Sulmona, cioè fare comunità intorno agli scenari suggestivi e naturali del centro storico, riscoprirsi parte di un insieme, ricostruire l’identità di una città che mette insieme le sue potenzialità per essere appetibile, scelta e attrattiva, senza perdersi nel bicchiere d’acqua della polemica sterile. Il “miracolo” nella città che spesso non riesce a costruire e mettersi in sinergia, è arrivata dalla rinomata kermesse e dal festival Muntagninjazz che ha tirato fuori il meglio della patria di Ovidio, quella forza che non è fuori ma dentro i sulmonesi, anche se spesso nascosta e dimenticata per via della scarsa lungimiranza e della rassegnazione. Una ventata di ottimismo e resilienza. Un programma pianificato dall’associazione culturale guidata da Valter Colasante che è stato valorizzato anche al di là del ponte San Panfilo, nel senso che funge ormai da calamita per far conoscere la città. Un volto, quello di Valter, che quest’anno più che mai diventa il simbolo dell’intera manifestazione. Il guerriero del jazz che ha risvegliato l’attaccamento viscerale alla città e alle sue piazze. Non una cosa da poco. Fortuna che le nuove generazioni sembrano aver raccolto il testimone. Proprio ieri il figlio di Valter, Simone Colasante, ha incantato sulmonesi e turisti a passeggio in coppia con l’inconfondibile, Francesco Mammola. Piano piano si fa Sulmona. Si può fare. (Ph Fabrizio Giammarco)

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