SULMONA – Diffamazione, violenza privata e lesioni personali. Con queste accuse sei persone, dai 21 ai 58 anni, tutte residenti in Alto Sangro, sono finite l’altro giorno davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, a seguito dell’opposizione alla richiesta di archiviazione depositata dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Edoardo Mariotti. La vicenda giudiziaria risale al 13 agosto 2020 quando, in una pizzeria di Pescocostanzo, un giovane dipendente era stato spintonato e colpito con calci, nella cucina del locale, da tre dei sei indagati. La presunta aggressione gli avrebbe provocato un trauma contusivo al ginocchio sinistro, giudicato guaribile con una prognosi di quindici giorni, come sentenziato dai medici dell’ospedale di Castel Di Sangro. Inoltre, quella stessa sera, il giovane sarebbe stato costretto a subire una perquisizione personale al fine di recuperare la somma di 100 euro presuntivamente asportata. Circostanza che avrebbe determinato l’accusa di violenza privata per due persone mentre altre quattro devono rispondere di diffamazione perchè, sempre secondo la querela, in concorso tra loro e previo accordo, avrebbero offeso la reputazione del giovane, riferendo che lo stesso aveva sottratto la somma di 600 euro ad un 27 enne. L’intero castello accusatorio aveva portato l’ex Procuratore Capo, Giuseppe Bellelli, a chiudere le indagini preliminari con la notifica agli indagati. In seguito il Sostituto Procuratore, Edoardo Mariotti, ha ritenuto di chiedere l’archiviazione al Gip in assenza di solidi indizi probatori. Nello specifico, secondo il Pm, la prova della violenza privata risulta contradditoria poichè la persona offesa aveva inizialmente riferito che due degli indagati gli avrebbero chiesto di mostrare il contenuto delle tasche. Circostanza che non comporta l’uso della violenza o minaccia. Quanto alla diffamazione, nella richiesta di archiviazione, si evince che il giovane avrebbe riferito di aver restituito parte della somma sottratta ad un collega, circostanza illogica per chi afferma di non aver fatto alcunchè. Per le lesioni, refertate dal pronto soccorso, è venuto fuori che la sera del 13 agosto la persona offesa sferrò per rabbia un calcio contro la porta della cucina del locale. Per cui non è da escludere che il trauma derivi proprio da quella condotta. La ricostruzione della Procura non ha convinto l’avvocato del querelante che ha depositato opposizione alla richiesta di archiviazione, ritenendo che i fatti siano ben documentati, anche in riferimento al filone medico. Tocca al giudice ora accogliere la richiesta del Pm, disporre nuove indagini o decidere per l’imputazione coatta.