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Pranzo da casa e niente mensa a scuola. Il rebus della refezione scolastica ha sortito i suoi effetti. Ieri, contrariamente a quanto era stato sancito nel bando, il servizio non è partito né potrà essere avviato domani, 4 ottobre, la data che il Comune aveva indicato alle famiglie per apparecchiare la tavola nelle scuole cittadine. Novecento studenti non sanno ancora cosa e quando mangeranno a scuola. La ditta vincitrice dell’appalto a giugno, la Ri.Co. di Somma Vesuviana, non ha ancora un centro cottura autorizzato. Il che impedisce di firmare il contratto di appalto che vale 3,5 milioni per quattro anni, che a sua volta impedisce il passaggio del personale dalla Ep e dalla Coselp (ex gestori) per la clausola di salvaguardia. Il risultato è che le scuole si sono organizzate e hanno dato il via libera al panino e al pasto da casa. Gli istituti Radice-Ovidio e Serafini- Di Stefano avevano già optato da qualche settimana per il pranzo da casa, in attesa dell’avvio del servizio. Mentre l’istituto Mazzini-Capograssi ha approvato un regolamento solo l’altro giorno per autorizzare i piccoli alunni a portarsi il panino, dopo aver chiamato a raccolta i genitori tramite un sondaggio. “Siamo costretti ad adattarci per venire incontro alle famiglie che sono sul piede di guerra – spiega il presidente del consiglio d’Istituto, Alessandro Ciuffini -. Ci auguriamo che questa situazione di emergenza si risolva in tempi brevissimi”. Il pranzo da casa potrà essere portato in classe ma, per evitare contaminazioni di cibo, gli studenti dovranno seguire alcune prescrizioni: posate identificate con il nome, nelle quali non dovrà esserci il coltello; porzioni monodose, tovaglietta da mettere sul banco, bicchiere, tovagliolo e un sacchetto a parte per contenere il tutto, con il cibo che dovrà entrare la mattina insieme agli studenti e non essere portato durante le ore di lezione. Restano senza possibilità alternative, invece, i bambini delle scuole materne, la cui gestione del pasto fai da te sarebbe troppo complessa e piena di responsabilità. Senza alternative, come le famiglie, che non escludono proteste. Una situazione complicata che ha spinto l’altro giorno il Comune a diffidare formalmente la ditta. Entro l’11 ottobre la mensa scolastica dovrà partire, hanno scritto da Palazzo San Francesco, o il servizio potrebbe essere affidato ad altri. “Non possiamo andare avanti e la soluzione va trovata a stretto giro, nell’interesse delle famiglie e dell’ente”- sottolinea il sindaco, Gianfranco Di Piero. La società , dopo aver indicato un ristorante di Bugnara, poi rivelatosi inadeguato, sta ora cercando di far passare come centro cottura la clinica San Raffaele, dove già svolge il servizio di refezione. Ipotesi questa, però, ancora tutta da verificare nella sua fattibilità. Sulla vicenda, infine, interviene anche la Uil. “È fondamentale che l’amministrazione comunale attivi immediatamente tutte le procedure necessarie per garantire un servizio di refezione scolastica efficiente e tempestivo, evitando ulteriori disagi alle famiglie e ai lavoratori coinvolti. Ci aspettiamo un intervento concreto e risolutivo, che restituisca serenità alle famiglie e garantisca il diritto all’istruzione e al benessere dei nostri bambini”- concludono Maurizio Sacchetta della Uil

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