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SULMONA – Doveva essere un disservizio per un paio di giorni al massimo tre. Ma l’assenza dell’otorino nell’ospedale di Sulmona è andata avanti fino a ieri quando almeno uno dei medici assegnati all’unità operativa ha ripreso servizio, spezzando la catena dei trasferimenti per casi urgenti in altri ospedali. Un calvario che è andato avanti per 39 giorni e che ha costretto i medici del pronto soccorso a trasferire i pazienti nel nosocomio di Avezzano perfino per una scheggia. L’ospedale continua a fare i conti con la carenza di personale, giunta ai massimi storici in alcuni reparti. Il tutto mentre il Consiglio Regionale si accinge a licenziare il nuovo piano ospedaliero che promuove o meglio classifica il presidio ospedaliero di Sulmona come struttura di primo livello. Una dicitura che arriva dopo anni di battaglie e rivendicazioni che hanno portato al passaggio politico tanto atteso. Ma il confine tra forma e sostanza continua ad essere molto labile. Una “promozione” che appare come un bluff se si considera che, nell’ospedale di primo livello, le consulenze urologiche di pronto soccorso continuano a svolgersi solo di mattina e l’ematologa garantisce il servizio una volta a settimana. Sulla carta cambia poco: 10 posti letto per cardiologia-Utic, 20 chirurgia, 22 medicina generale, 2 neonatologia, 9 neurologia, 1 oncologia, 22 ortopedia, 14 ostetricia e ginecologia, 7 pediatria, 8 anestesia e rianimazione, 7 urologia, 2 detenuti, 15 lungodegenza, reparto mai attivata dall’inaugurazione del nuovo corpo ospedaliero. Ci sono poi servizi e ambulatori che hanno cambiato sede per via dei lavori. La nuova classificazione prevede l’incremento delle unità operative complesse, per un totale di 8 compreso il punto nascita che è stato messo in salvo, 8 unità semplici dipartimentali, 7 unità semplici e 4 servizi per un totale di 147 posti letto ordinari e 13 diurni. Resta il fatto che forma e sostanza non coincidono, tenendo conto delle carenze di personale, diffuse un pò ovunque ma che in alcuni casi hanno creato non pochi problemi per utenti e operatori. D’altronde se in un ospedale di primo livello manca l’otorino per quasi 40 giorni qualcosa vorrà pur dire.

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