SULMONA – La provincia dell’Aquila indossa la maglia nera per l’incidenza del fenomeno mentre l’Abruzzo rientra nel novero delle tre regioni italiane in cui si gioca di più d’azzardo. A scattare la fotografia, nel corso di un incontro di sensibilizzazione svoltosi nella giornata di ieri a Pratola Peligna, sono stati gli operatori del SerD dell’area peligno-sangrina che hanno incontrato la popolazione per accendere i riflettori su una dipendenza patologica che resta ancora sommersa e nascosta sul territorio. Un fenomeno che al momento, in Valle Peligna e in Alto Sangro, non è ancora possibile tracciare proprio per lo stigma culturale che concepisce la richiesta d’aiuto come un atto di debolezza ma anche per il vecchio acronimo che associava il servizio alla sola cura della dipendenza da uso di sostanze stupefacenti. Da qui le iniziative del SerD (al plurale) che punta su prevenzione e informazione per dare un supporto agli utenti. Il gioco d’azzardo ha conosciuto la sua escalation nel periodo post pandemia a causa dell’incremento di una serie di fattori: ansia, depressione, solitudine, problemi economici e finanziari. Un fenomeno più maschile anche se, secondo gli addetti ai lavori, nel prossimo futuro potrebbe non avere più un genere vista la crescita dei casi registrati tra le donne. Due le fasce d’età più a rischio: 25-40 anni e over 70. Le persone anziane arrivano a giocarsi anche la pensione mentre tra i giovani spopolano le slot e il gioco on line, acuito dalla pandemia. L’allerta sul territorio peligno-sangrino si configura perchè il fenomeno, come detto, risulta sommerso. Per portarlo alla luce e per fornire un valido sostegno alle persone, il SerD ha programmato una serie di incontri tra la popolazione, portando prevenzione e sensibilizzazione tra la gente comune.