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L’AQUILA – “Servirà gradualità, senza forzature, ma l’obiettivo di tornare all’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali resta per me fondamentale, perché restituirebbe un rapporto diretto con i cittadini, in maniera molto più forte e feconda rispetto a quello che è accaduto dopo la legge Delrio, e sarebbe un bene anche per le aree interne abruzzesi e i territori marginali, lontani dai centri di potere”.
A sostenerlo, in una intervista ad Abruzzoweb, è l’avvocato Angelo Caruso, esponente di Fratelli d’Italia, presidente della Provincia dell’Aquila, riconfermato del 2021 per in secondo mandato, e sindaco di Castel di Sangro, riconfermato anche qui nel 2020, e da marzo scorso vice presidente nazionale dell’Unione province italiane (Upi), e presidente regionale. Il governo di Giorgia Meloni ha tra i punti programmatici quello di cancellare di fatto la riforma del 2014 del ministro del Partito democratico Graziano Delrio, che ha declassato le Province ad enti di secondo livello, senza più giunta e assessori, e con l’elezione dei presidenti e consiglieri non più da parte dei cittadini, ma dei soli sindaci e consiglieri comunali, dalle cui file devono del resto provenire gli amministratori provinciali. Questo in vista della loro futura abolizione, riducendo drasticamente i trasferimenti economici, le deleghe, e il personale. In Abruzzo le Province si occupano da allora sono di edilizia scolastica, viabilità e alcune pratiche ambientali. Solo recentemente è stato ripristinato lo stipendio per il presidente, la cui funzione era inizialmente a titolo gratuito.
La resurrezione del vecchio ente, battaglia in particolare cara alla Lega, voleva essere portata a termine già con una election day delle Europee del 2024, con i cittadini chiamati ad eleggere presidenti e consiglieri provinciali. Poi la scorsa settimana a Palazzo Madama si è riunita la Commissione Affari costituzionali, che ha frenato sulla “contro-riforma Delrio”. Per i costi, che potrebbero arrivare al miliardo di euro, per il ritorno delle indennità, anche per la giunta e i consiglieri, più altri costi, derivanti dallo storno di competenze ora in capo alle Regioni. Poi perchè molti presidenti di Provincia in carica si sono rivolti alla Corte costituzionale, ritenendo illegittimo il loro essere estromessi prima della fine del mandato, nonostante una regolare elezione, seppure di secondo livello.

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