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SULMONA – Lo salvano sulla carta, attivano le procedure per reclutare il direttore ma nei fatti l’organico risulta sempre più carente. La musica non cambia per il punto nascita dell’ospedale di Sulmona che, nel pieno della stagione estiva, si ritrova ad operare con due medici in meno che hanno fatto le valigie nei giorni scorsi. Si tratta di due dottoresse che avevano chiesto il trasferimento e hanno lasciato l’unità operativa complessa. In attesa del primario, che sarà reclutato con apposita procedura, il reparto si trova a fronteggiare la mole di lavoro con soli quattro medici operativi, tenendo conto pure delle linee di attività con l’ambulatorio. Un affanno che non lascia tranquillo il punto nascita. Qualche rinforzo era arrivato con l’assunzione di uno specializzando che ora ha completato la specializzazione. Ma non basta. Gli addetti ai lavori avevano chiesto infatti di rinnovare pure lo strumentario a disposizione. Il passaggio politico è stato finalmente messo nero su bianco. Il punto nascita diventa unità operativa complessa ed è salvo poichè «l’eventuale chiusura avrebbe comportato il trasferimento della presa in carico delle gestanti e dei parti in punti nascite alternativi con la conseguenza di 175.210 km in più percorsi annualmente che causerebbero un aumento del numero di infortuni (inclusi quelli mortali) pari a 1,6/anno». Tuttavia tra forma e sostanza c’è differenza. Due medici in meno e strumentario da sostituire nel reparto da blindare. Non proprio il massimo.

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