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SULMONA – La soglia dei 480 parti raggiunta nel 2012, una lotta di tre anni per il trasferimento del reparto in un’ala più sicura, le politiche a favore delle donne per attrarre l’utenza, i numerosi parti urgenti e precipitosi andati a buon fine nel pronto soccorso. E’ l’ex primario del reparto di ostetricia e ginecologia, Paolo Santarelli, nonchè ex sindaco ed e assessore di Sulmona, a ripercorrere i corsi e ricorsi storici di quel punto nascita bocciato dal comitato percorso nascite del Ministero con il no perentorio alla richiesta di proroga della Regione Abruzzo. Nulla di deciso, soprattutto in tempo di emergenza Covid, ma Santarelli sollecita la politica a lavorare alacremente per nuove soluzioni altrimenti la strada sarà quella della soppressione. “Scientificamente 250 parti non sono sicuri per la donna”- esordisce l’ex primario- “l’attività del ginecologo deve essere continua. Io sono andato via per disperazione perchè non mi trovavo più in sintonia con chi governava la Asl. Ho lasciato il reparto che era ancora nell’ala vecchia, un ambiente pericoloso e una situazione ambientale non al livello di un ospedale degno di questo nome. Il trasferimento in un’ala più sicura è un processo che ho favorito dopo tre anni di richieste”. Santarelli parla quindi delle “politiche” adottate per le donne, dei parti in extremis al pronto soccorso e della classificazione dell’ospedale. “Non è il primo livello che mantiene il punto nascita perchè, per decreto, si prendono in considerazione i 500 parti”- aggiunge l’ex primario spiegando che per l’emergenza pandemica in atto non si darà seguito alla chiusura ma vanno trovate imminenti soluzioni  altrimenti quello è l’andazzo. Un progetto Santarelli ce l’ha ma non si sbilancia anche se annuncia di voler riprendere l’interlocuzione con i vertici della Asl. Intanto nei giorni scorsi in un summit le forze politiche hanno iniziato il percorso per nuovi investimenti e per la revisione del decreto Lorenzin. Una strada va trovata.

Andrea D’Aurelio

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