L’AQUILA. La Corte d’Appello vuole vederci chiaro e riapre il caso della “centrale dello spaccio” nel garage. La vicenda giudiziaria è quella che aveva visto protagonista, nel maggio del 2022, un 54enne di Pratola Peligna, sorpreso con 180 grammi di cocaina nella sua rimessa dopo aver ceduto, poco prima, una dose della stessa sostanza. La Corte, nella giornata di ieri, ha deciso di rifare il processo, chiamando a deporre per la prossima udienza del 26 settembre l’allora dirigente del commissariato, Antonio Scialdone e altri cinque operatori di polizia che si occuparono delle indagini. Circostanza rara, soprattutto quando la sentenza di primo grado viene impugnata dall’imputato e il processo si era definito con rito abbreviato. Il 54enne era stato condannato a quattro anni di reclusione. Per gli inquirenti si trattava di una “centrale domestica” che poteva rifornire gli assuntori della zona. L’uomo era stato fermato, dopo un lungo pedinamento, nella cittadina peligna mentre cedeva un grammo di cocaina a un assuntore del posto, segnalato al Prefetto dell’Aquila. Sottoposto a perquisizione personale, gli agenti del Commissariato gli aveva trovato 800 euro in contati. Da lì era scattata la perquisizione domiciliare che aveva permesso di rinvenire 180 grammi di cocaina ben occultati in un’intercapedine di una rimessa collocata a pochi metri della sua abitazione, dove erano stati rinvenuti bilancini di precisione e materiale per il confezionamento della sostanza. Per gli avvocati difensori, Maurizia Sciuba e Vincenzo Margiotta, l’ingente quantità di sostanza rinvenuta non era riferibile all’imputato dal momento che il locale non è di proprietà o in uso allo stesso. Ai giudici della Corte d’Appello il compito di di rifare, anzi di fare il processo