PRATOLA PELIGNA – Una rapina a mano armata in versione Montesilvano ma con la chiave sotto lo zerbino e un bottino prossimo ai 20 mila euro. Nel day after della notte di terrore a Pratola Peligna, la cittadina è ancora scossa per quanto accaduto nella villa dell’imprenditore edile, dove la scorsa notte hanno fatto irruzione sei banditi, armati di armi e pistole. Una vicenda inquietante che, come si era ipotizzato, riporta alla mente il blitz eseguito lo scorso 24 gennaio a casa di un altro imprenditore, a Montesilvano. Una dinamica pressocchè simile ma a Pratola, nei quartieri dove si lasciano ancora le chiavi attaccate sulla toppa, non si è di certo abituati a scene di cotanta violenza. Le indagini affidate ai Carabinieri della stazione di Pratola Peligna, che ieri hanno effettuato più di un sopralluogo nella villa e raccolto la denuncia del figlio ventenne malmenato dai banditi, ripartono dall’area del casello autostradale. In auto, dal punto dove è stata posta in essere la rapina, occorrono più o meno due minuti per arrivare all’ingresso dell’autostrada. Per questo si stanno acquisendo i filmati delle telecamere collocate nell’area con la speranza di trovare indizi utili. La villa non aveva un sistema di allarme nè di videosorveglianza. E questo i banditi lo sapevano perchè qualcuno gli avrebbe indirizzati. Sapevano di trovare il cancello aperto, la chiave sotto lo zerbino e di poter agire indisturbati vista la zona pressocchè isolata, collocata tra il cimitero e il cavalcavia dell’autostrada. Una volta entrati nella villa si sarebbero presentati come poliziotti. Poi l’escalation di violenze dopo aver rovistato ogni angolo della casa. Prima gli avrebbero fatti sdraiare, poi li avrebbero legati con i calzini ai polsi e minacciati. Il figlio 25 enne, tentando di reagire, è stato malmenato, rimediando una ferita giudicata guaribile con una prognosi di sette giorni dai sanitari del locale nosocomio. A quel punto l’imprenditore avrebbe indicato la cassaforte, dettando la combinazione, troppo lunga da ricordare tant’è che gli stessi malviventi avevano tentato ed errato i numeri, probabilmente per la fretta. Cercavano solo oro e contanti. Da lì la fuga con il bottino. Circa 20 mila euro stando alle prime stime approssimative. Nessun riscontro al momento sul tipo di auto utilizzata per la fuga nè risultano segnalazioni di furti nella zona. Qualche sospetto riguarda il possibile basista vista la dinamica della rapina. D’Andrea è il titolare di un’impresa edile che utilizza manovalanza italiana e straniera. Gli operai, a quanto sembra, entravano spesso nell’abitazione assaltata. Qualcuno di loro, volontariamente o meno, potrebbe aver raccontato dettagli privati. In quel caso i rapinatori, che erano albanesi come riferito dall’imprenditore ai militari, potrebbero aver agito a colpo sicuro.