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SULMONA – Solitamente sono un simbolo di amore o riconciliazione invece, in questa incredibile vicenda giudiziaria, hanno fatto da cornice a una controversia tra comproprietari di una corte di fabbricato. Per aver tagliato delle piante di rose rampicanti, un’anziana coppia di Pratola Peligna, è finita sotto processo per esercizio arbitrario delle proprie ragioni per uscire assolta solo nella giornata di ieri, per la particolare tenuità del fatto. Un processo originale e a tratti anche surreale che balza alle cronache proprio per la sua unicità. La vicenda sui generis si è verificata nella cittadina di Pratola Peligna. Era il 2017. La coppia, G. T. e C.R.D., lui 90 enne e lei 87 enne, aveva reciso cinque piante ornamentali di rose rampicanti e di gelsomini, poste sulla corte di un fabbricato comune, rivendicato su quei fiori la “piena potestà”. Un gesto “arbitrario” stando all’imputazione che ha fatto scattare la reazione di una dei comproprietari del fabbricato che ha deciso di adire le vie legali, portando il caso in Tribunale, costituendosi anche come parte civile. L’ 87 enne comproprietaria e la denunciante dovevano essere insomma entrambe molto legale a quell’angolo floreale. Ma in mezzo a quelle rose ci sono tante spine per dirla con le parole di una celebre canzone. Gli anziani coniugi sono finiti sotto processo per l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, reato che prevede una multa fino a 516 euro. Entrambi difesi dall’avvocato Mario Tedeschi sono usciti assolti per la tenuità del fatto, facendo pure notare al giudice che in quel fabbricato transitavano raramente, poiché risiedono in altra zona della cittadina. Una sentenza insomma da consegnare agli annali per la sua particolarità, a tratti anche comica della vicenda, che ben configura in ogni caso lo stile di vita e il contesto sociale e culturale dei centri peligni, nonché l’attaccamento alla vita di quartiere e alle proprie cose.

Andrea D’Aurelio

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