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SULMONA – Si torna in Cassazione per l’inchiesta sulla tentata estorsione di Rivisondoli. Domani i giudici della Suprema Corte si esprimeranno sul ricorso cautelare, intentato dalla Procura della Repubblica di Sulmona, per la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici e servizi per un periodo di un anno che il Tribunale peligno aveva applicato nei confronti del vice sindaco dell’ente, finito sotto inchiesta assieme al sindaco e all’avvocato del comune. Si tratta del secondo ricorso cautelare al vaglio della Cassazione dopo quello dichiarato inammissibile, dalla stessa Corte, lo scorso 15 febbraio. L’esito appare pressocchè scontato ma la nuova udienza cartolare è fissata per domani. Un’inchiesta che, almeno in questa fase preliminare, si è ridimensionata alla luce delle determinazione assunte dai giudici aquilani e capitolini.  I tre, per i quali si sono chiuse le indagini preliminari, sono accusati di aver chiesto la somma di circa 20 mila euro a quattro soggetti partenopei, uno dei quali condannato nei tre gradi di giudizio penali per aver costruito la scala di accesso alla propria abitazione direttamente sulla pubblica strada comunale, senza alcun titolo di proprietà. Gli indagati, sin da subito, hanno spiegato di aver agito esclusivamente per l’interesse dell’ente, fornendo ampia documentazione al riguardo, ribadendo pure che l’incontro finalizzato alla transazione è stato svolto nell’Aula Consiliare del Comune e in presenza di altri amministratori. Da qui la decisione del Riesame di annullare l’obbligo di firma disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona. La Procura sulmonese, tramite il Sostituto Procuratore Edoardo Mariotti, aveva riaperto il filone cautelare con il ricorso in Cassazione, ritenuto inammissibile dalla Corte. Non infondato come aveva detto la Procura Generale della Cassazione ma inammissibile. Domani si gioca l’ultima partita in Cassazione, in fase cautelare, sulla misura interdittiva del vice sindaco. Poi dalla Procura dovranno formulare le richieste al Gip o al Gup per la fase cruciale dell’inchiesta.

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