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SULMONA – Sono 50 gli edifici di culto che attendono gli interventi di ristrutturazione a seguito del sisma aquilano del 2009. Dodici lunghissimi anni che non sono serviti per mettere mano ai cantieri e sbloccare le procedure. A scattare la fotografia è il vescovo diocesano, Mons. Michele Fusco, non senza esprimere sconcerto per le lungaggini. “Sono perfettamente consapevole della mole di interventi ricadenti nel territorio diocesano e della complessità procedurale che la ciclopica macchina della ricostruzione porta in sé, pur manifestando attiva disponibilità, confronto e paziente collaborazione con gli attori coinvolti nel recupero dei beni architettonici ecclesiastici, non posso più tacere alcune situazioni divenute inaccettabili per me e per la comunità diocesana, sorvolando momentaneamente su molteplici casi che, seppur con fatica e solleciti, si evolvono” afferma il vescovo. “Cito solo due situazioni specifiche, ma l’elenco conta più di 50 chiese – interviene il presule – Nello specifico l’Abbazia di S. Benedetto in Perillis, beneficiaria di un finanziamento di 800.000,00 dal 2015. I progetti sia dell’Abbazia sia della Torre medievale annessa, giacciono sui tavoli della Soprintendenza teatina superando grandemente i termini previsti dalla legge al fine dell’ottenimento di un parere. Ancora: S. Maria del Soccorso a Corfinio. Oggetto di un intervento di somma urgenza del Ministero dei Beni e Attività Culturali, superiore ai 200mila euro, ha visto l’avvio dei lavori nel 2017 e la sospensione degli stessi, riducendo l’edifico ad un serbatoio di guano di piccione e sporcizia di ogni genere, nel totale oblio degli Enti ministeriali presenti sul territorio”. “Non poche volte la Curia ha sollecitato e si è resa disponibile a tavoli di confronto che aiutassero a superare problematiche di natura tecnica, giuridica, ma eventi di avvicendamento negli incarichi di responsabilità, scarsa presenza di personale negli uffici e ora il passaggio di competenze tra le due Soprintendenze abruzzesi in un periodo segnato dall’evento pandemico, stanno aggiungendo disagi ad una situazione di per sé già complessa” ricorda monsignor Fusco. Da qui l’appello: “auspico un forte senso di responsabilità e capacità decisionale in merito alle situazioni esposte con l’invito ad una maggiore fermezza nel tutelare, valorizzare e conservare il nostro patrimonio religioso-artistico-culturale”- conclude il pastore diocesano. Insomma dopo dodici anni c’è chi resta ancora senza una casa e pure senza una Chiesa. (a.d’.a.)

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