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SULMONA – Il pm chiede l’archiviazione ma il querelante si oppone. Nuovo capitolo della vicenda giudiziaria sullo scavo comunale non autorizzato. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ha fissato per il prossimo 11 aprile l’udienza relativa all’inchiesta sulla truffa aggravata dei fondi regionali della protezione civile. Un filone che è scaturito dai rilievi sismici eseguiti sul terreno sbagliato. Sotto inchiesta sono finiti il geometra del comune, R.R e l’ingegnere dell’impresa aquilana, A.T. Per entrambi il sostituto procuratore, Edoardo Mariotti, ha chiesto l’archiviazione, ritenendo che “il fatto non sussiste per difetto sia dell’induzione in errore dell’ente pubblico che dell’ingiusto profitto
poiché i contributi regionali sono stati diretti al Comune di Sulmona ed utilizzati per pagare la ditta”. Di parere diverso il proprietario del terreno su cui furono eseguiti i rilievi senza autorizzazione. Per l’uomo, che con la denuncia aveva fatto scattare l’inchiesta, si sarebbe consumata la truffa perchè, dopo aver colto sul fatto i trivellatori, “la Regione Abruzzo aveva già erogato l’80% del contributo e l’averli interrotti (i lavori,ndr) non esclude la avvenuta consumazione del reato”. Sarà il gip a decidere se accogliere la richiesta della procura, disporre nuove indagini o decidere per l’imputazione coatta. L’intera vicenda risale al 18 febbraio 2021 quando il legale rappresentante di un’azienda di ripristino ambientale si era recato nella sede legale per ritirare la corrispondenza e aveva trovato il lucchetto completamente a terra e tagliato. Il cancello era aperto e all’interno vi erano due camion e più soggetti intenti a trivellare il terreno, utilizzando una macchina cingolata semovente, i quali dichiaravano di aver iniziato i lavori il giorno precedente per conto di un’impresa di Fossa, disposti dal Comune, ad eseguire indagini geotecniche, mediante carotaggi, finalizzate alla microzonazione sismica. Operazione finanziata dalla Protezione Civile. Tuttavia nessuna indagine era stata autorizzata dal querelante. Da qui l’intervento dei Carabinieri che avevano proceduto all’identificazione dei presenti. Rassicurato sul fatto che la cava sarebbe stata liberata, l’imprenditore si allontanò per poi rientrare in sede nel pomeriggio, costatando ancora la presenza di mezzi e la chiusura del cancello con nuovo lucchetto, senza poter entrare nella sua proprietà. Si rese quindi necessario un nuovo intervento dei Carabinieri che fecero allontanare gli occupanti, i quali si erano giustificati spiegando che il sito aveva uno scavo di profondità notevole come da indagini preliminari svolte e che per un mero errore c’era stato uno “scambio di persona”. Nel senso che era stato indicato ai presenti un altro proprietario che aveva fornito un primo informale assenso. In cinque finirono sotto inchiesta: per tre è stata chiesta l’archiviazione mentre altri due si trovano sotto processo davanti al giudice di pace. Poi il filone della truffa che finisce ora davanti al gip.

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