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L’ultima Messa. Diciassette anni da prete e l’arrivo ai piedi del Morrone. L’esperienza di un uomo tra uomini. Se ne è andato all’età di 85 anni, Mario Setta, ex sacerdote, una vita dedicata all’insegnamento e allo studio della storia e della filosofia. Mario Setta è uno dei tre sacerdoti considerati “scomodi” nella Valle Peligna degli anni Settanta. Insieme a lui c’erano Pasqualino Iannamorelli e Raffaele Garofalo. A fare da spartiacque è la celebrazione dell’ultima messa, il 7 aprile 1979, alla Badia di Sulmona. Poi, attraverso continui flash-back, Setta ripercorre la nascita della sua vocazione a Bussi sul Tirino, la formazione nel seminario di Bologna. L’ordinazione sacerdotale e la prima scelta di campo: a Roma come prete-operaio seguace di don Milani. Qui l’apertura di case-comunità per studenti e operai. Quindi l’arrivo in Valle Peligna, nel 1970. Sacerdote di una piccola comunità parrocchiale. Dall’esercizio pastorale viene però sospeso. Per aver avuto un atteggiamento non in linea con quanto prescritto dalla Chiesa-istituzione, su temi centrali quali quello delle tariffe per la celebrazione dei sacramenti. Per aver parlato di libertà di fronte a temi politici importanti quali le leggi sul divorzio o sull’aborto. Sospensione che diventa “a divinis”, nel 1982, quando si candida a Sulmona nelle liste del Pci. Non poche le difficoltà a rientrare nella vita “normale” e accedere all’insegnamento scolastico per un ex sacerdote. Setta diventa il professore amato, l’uomo con la maiuscola, la signorilità fatta persona. Abbraccia anche il progetto del Sentiero della Libertà con una serie di pubblicazione. La sua morte lascia sgomento e dispiacere. Se n’è andato in punta di piedi, così come appariva, nella stanza dell’ospedale di Sulmona dove era stato ricoverato in seguito ad un intervento chirurgico. A-Dio Mario. Una parola scomposta dal dolore ma ricomposta dalla speranza.

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