SULMONA – Va avanti la querelle tra l’avvocato, Vincenzo Colaiacovo e il comune di Sulmona per l’edificio di Palazzo Mazara. Il coinquilino del palazzo nobiliare ha impugnato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Sulmona, riguardante la scalinata di via Carrese. La Corte d’Appello ha quindi fissato l’udienza al prossimo 10 aprile. Ne consegue che la Giunta Comunale, con apposita delibera, ha conferito l’incarico al responsabile dell’ufficio legale, Marina Fracassi, per resistere in giudizio. Nello specifico secondo il coinquilino avvocato la collocazione di travi per il rafforzamento ha determinato lo scavo nelle murature, che così erano rimaste in bianco, mentre la pittura con “terrine” dell’inizio del 900 era stata definitivamente ammalorata. Già in una precedente causa civile il Comune era stato condannato per aver causato la devastazione della tinteggiatura con infiltrazioni dai propri locali. La scalinata, insieme al Palazzo Mazara, è sottoposta a vincolo della Soprintendenza e, quindi, le opere di rifacimento erano urgenti. Per questo Colaiacovo aveva chiesto “l’indennizzo per indebito arricchimento, in quanto il Comune, proprietario per circa il 62% della scalinata, si ritrova un bene completamente restaurato senza nulla corrispondere”. “Entro la data dell’ottobre 2009 presentai progetto di rafforzamento sismico, tanto per la mia proprietà che per il vano scale. Il Comune non ne presentò nessuno e si agganciò al mio progetto per la scalinata, tanto da poter accedere al contributo pubblico. La spesa sostenuta da me per la tinteggiatura, il rifacimento dell’impianto elettrico, l’isolamento con “vespaio” al piano terra, il risanamento dei 60 gradini in pietra (trattasi di sessanta blocchi dei quali ciascuno costituisce corpo unico tra pedata e alzata, raro esemplare) è stata di euro 48.104,00. In base a ripartizione delle quote millesimali, già attuata nel 2001 in occasione delle riparazioni del tetto di questa parte del Palazzo Mazara, il Comune contribuì per i suoi 616,136 millesimi. Ma questa volta non ha pagato niente, adducendo solo di non essere stato previamente avvisato”- spiega il ricorrente. Tuttavia il Tribunale di Sulmona aveva dato ragione al Comune ma Colaiacovo ha appellato la sentenza del giudice, Marta Sarnelli, ritenendo che “in una precedente controversia per la ripulitura dalle deiezioni dei piccioni, il giudice aveva respinto la domanda in quanto non avevo dimostrato che la proprietà del Palazzo Mazara era del Comune mentre il collegio, in sede di reclamo, prontamente corresse questa anomala decisione, condannando il Comune anche al pagamento delle spese”