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SULMONA – “C’è chi ci ha tolto la scuola. Il Coronavirus ci ha tolto le maestre e la quotidianità ma nessuno ci potrà togliere il sogno di riavere tutto il prima possibile”. Il messaggio arriva dai più piccoli, ovvero dagli alunni della classe 4b della scuola primaria “Lombardo-Radice” che questo pomeriggio, accompagnati dai genitori, si sono ritrovati davanti la sede storica di viale Togliatti per il conto alla rovescia e la foto di rito a chiusura del surreale anno scolastico. Tutti distanziati, minuti di dispositivi e mascherina, con il sorriso in volto per aver abbattuto gli “steccati” della didattica a distanza, ed essersi ritrovati di persona, anche solo per un saluto. Perché la scuola è soprattutto incontro, relazione e palestra di vita. “Questa scuola è stata tolta tre anni fa ai nostri bambini, messi in un edificio che una scuola non è, il messaggio è il ritorno alla quasi normalità”- spiega Francesca Ricci, rappresentante dei genitori, rimarcando che la “festa” oggi è anche per le famiglie che “celebrano” la chiusura della didattica a distanza, di un anno cioè abbastanza difficile che ha rivoluzionato le abitudini e la vita in famiglia. Lo spirito però non è polemico. Tutt’altro. L’auspicio è che con questa piccola iniziativa si inauguri una fase di ripresa, per la scuola e non solo. E’ notizia di questi giorni della revoca in autotutela della determina dirigenziale, da parte del Comune, per salvare i fondi per il miglioramento sismico e la ripresa dei lavori. Per l’affidamento della progettazione è questione di giorni- assicura l’assessore comunale, Salvatore Zavarella, mentre nel cuore dell’estate si riavvierà il cantiere per adeguare la palestra e le zone accessorie. Tempi più lunghi per l’altra porzione dell’edificio da abbattere e ricostruire. Quella della scuola Radice è una storia travagliata fra le indicazioni del Genio Civile che erano proprio per la demolizione, l’incendio doloso rimasto impunito e la relazione geologica. Si spera ora in un’accelerazione dei tempi per il rientro nella sede storica, dove intere generazioni sono cresciute. Che la foto di copertina sia solo l’inizio.

Andrea D’Aurelio

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