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SULMONA. Aveva dichiarato di essere stato sequestrato in un casolare di campagna per poi essere gettato nel fiume. Ma, alla fine, la sua denuncia non ha avuto seguito. Ieri il collegio del Tribunale di Sulmona ha assolto una 44enne residente a Bugnara, dall’accusa di omissione di soccorso nei confronti di un pastore senza fissa dimora, per alcuni anni residente a Pratola Peligna. La donna era finita sotto processo anche per sequestro di persona e violenza privata. Accuse, dalle quali, è stata prosciolta dopo la remissione di querela della persona offesa, un suo conoscente. La vicenda risale al dicembre 2019 quando, secondo l’accusa, l’uomo era stato sequestrato in un casolare alla periferia di Sulmona, per tre giorni, per poi essere caricato nel cofano di una Peugeot 205, di proprietà della 44enne, e liberato nei pressi di un fiume. A quel punto, secondo la versione della vittima raccolta dai carabinieri, l’uomo aveva raggiunto in piena notte la stazione di Sulmona a piedi, per poi recarsi nell’abitazione del suo datore di lavoro, a Raiano, sempre a piedi, e lì finalmente chiedere l’intervento del 118. Una ricostruzione che l’avvocato difensore della donna, Alessandro Rotolo, ha ritenuto destituita di ogni fondamento, tenendo conto che tra i due ci sarebbero stati vecchi contrasti, legati all’adozione di un minore di tre anni. Dopo essersi accorto della debolezza delle accuse, il pastore ha deciso di ritirare la denuncia. Circostanza che ha comportato il proscioglimento della donna che, invece, è stata assolta con formula piena dall’omissione di soccorso. L’uomo ora, da presunta vittima, potrebbe diventare indagato e poi imputato. Se per calunnia o simulazione di reato lo deciderà la procura

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