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ROCCASALE – ” Di fronte tali eventi scopriamo che siamo fatti gli uni per gli altri. Solo l’amore porta la felicità. Dobbiamo rompere la spirale della violenza”. Sono le parole pronunciate dal vescovo diocesano, Mons. Michele Fusco, che ha officiato nel pomeriggio il rito funebre di Teodora e Ludovico, moglie e figlio uccisi dal marito violento, una settimana fa, nel torinese. Due bare, un grande cuore all’ingresso della Chiesa, un fiume di lacrime, tanti lenzuoli rossi in paese per dire basta alla violenza e palloncini bianchi e rossi che sono stati fatti volare in cielo fino a raggiungere i due angeli, vittime di una crudeltà agghiacciante. “Non ci sono parole di fronte tanta violenza. Togliamo dal nostro cuore il male. Questo può dirci il Signore”- ha continuato il pastore diocesano. Nei vicoli e nelle strade del paese si sono radunati gli amici e i compaesani di Teodora, la giovane psicologa che voleva lasciare quello che sarebbe diventato l’assassino suo e del piccolo Ludovico. All’uscita dei feretri è iniziato il corteo verso il centro del paese, ovvero all’altezza del belvedere, dove è stata posizionata la panchina rossa simbolo della lotta al femminicidio. Qui sono stati fatti volare i cento palloncini, come segno di ribellione verso l’inaudita violenza. La folla commossa si è fermata in silenzio e raccoglimento. A fare da sottofondo le canzoni preferite di Teodora e Ludovico. “Oggi celebriamo l’amore. Nessuno ricorda chi uccide ma tutti ricordano l’amore. Che nessuno tocchi più una donna né con uno schiaffo né con un complimento esagerato. Siamo tutti Teodora e Ludovico, quella ragazza che sorrideva alla vita contro chi la vita gliela strappata”- ha esordito il parroco, don Vincenzo Paura. Gli fa eco il sindaco di Roccacasale, Enrico Pace, nel suo discorso interrotto dalla commozione. “Oggi tutti abbiamo fallito. Anche noi istituzioni. Quello che possiamo fare è alimentare la fiamma della battaglia contro la violenza”- ha detto Pace per lasciare spazio al ricordo di Tea e Ludovico, nelle parole della cugina di Teodora, Federica, una sorta di sorella acquisita. “Non ci arrenderemo perché è arrivato il momento di allacciarsi le scarpe per correre nel ricordo di voi, anime innocenti e immortali”- ha proseguito la giovane assieme al fratello di Teodora, Vittorio. Si chiude una pagina nera per il piccolo centro peligno che oggi ha lanciato un chiaro segnale e con drappi e colori ha detto stop alla violenza, sulle donne e dentro le mura domestiche. Un’unica coreografia per unire le forze contro una battaglia che si vince solo nel quotidiano e che forse permetterà, solo nel ricordo, di ricomporre quei pezzi di vita di Teodora e Ludovico, distrutti da una violenza scellerata e inaudita. Andrea D’Aurelio

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